Ex-ordinanza – Visioni dall’Est: le ottiche del Patto di Varsavia

Ex-ordinanza – Visioni dall’Est: le ottiche del Patto di Varsavia
Marines americano durante un addestramento al tiro con un SVD russo

Nel settore ex-ordinanza, oltre alle armi vere e proprie, numerosi accessori, loro connessi, rivestono un particolare interesse per il collezionista e l’appassionato: un posto di rilievo è occupato dai sistemi ottici di mira. Qui di seguito ne presenteremo tre esemplari utilizzati dalle forze delle Patto di Varsavia durante gli anni della “guerra fredda”, delineandone alcuni dati tecnici e note di utilizzo

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Marines americano durante un addestramento al tiro con un SVD russo

 

Nei primi anni Sessanta iniziò ad essere distribuito alle Forze armate sovietiche un nuovo fucile di precisione che avrebbe iniziato a sostituire il fucile a ripetizione ordinaria Mosin Nagant 91/30, dotato di ottica di puntamento 3,5x PU, e gli SVT 40 semiautomatici, fino ad allora in servizio.

La nuova arma, a funzionamento semiautomatico, era l’SVD (Snayperskaya Vintovka Dragunova) camerata per la munizione 7,62x54R, come i predecessori, ma dotata di un nuova interessante ottica di mira: effettiva, robusta e di semplice utilizzo.

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Tiratore scelto rumeno, con un FPK dotato di ottica LPS Tipo 2, facente parte di una pattuglia impiegata in Afghanistan

Questa, inoltre, sarebbe stata da un lato la base di partenza per ulteriori realizzazioni fino agli esemplari russi del periodo attuale e dall’altro il modello al quale fare riferimento per alcune produzioni, con caratteristiche similari, sviluppate da parte di alcune nazioni dello stesso blocco come la Germania Est, la Romania, la Bulgaria e altre, con medesima ideologia, quali Cina, Yugoslavia e Corea del Nord. Fu denominata PSO-1 e contraddistinta da un particolare supporto di montaggio, facente parte del corpo dell’ottica, comprendente nella parte inferiore una guida, con leva di bloccaggio, che ne permetteva, e ne permette tutt’ora, l’installazione su tutte le armi provviste di rail laterale a standard sovietico.

Le specifiche dimensionali furono successivamente adottate da tutte le nazioni del “Patto”, permettendo una quasi generale possibilità di montaggio ed intercambiabilità per tutti i sistemi ottici di mira diurni e notturni. Il rail ha una conformazione a coda di rondine e può essere realizzato quale parte integrale della culatta, come nel caso dell’SVD, oppure come un componente aggiuntivo fissato in fase successiva tramite viti o rivetti su molteplici esemplari di armi lunghe.

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Soldato rumeno impegnato nel tiro con FPK

Il supporto dell’ottica, inoltre, era stato appositamente studiato per permettere l’eventuale uso delle mire fisse; una scelta ritenuta fondamentale e adottata anche sulle precedenti armi per tiro di precisione da parte delle Forze dell’Unione Sovietica. Ulteriore caratteristica di rilievo della PSO-1, e delle altre ottiche qui di seguito citate, consiste nella possibilità di essere rimossa e rimontata sull’arma senza la perdita dei settaggi di tiro.

La sovietica PSO-1

L’ottica militare sovietica realizzata per l’SVD ha un ingrandimento fisso di 4x con diametro delle lenti di 24 millimetri e un campo di vista di sei gradi. Il tubo dell’ottica è lungo 26 centimetri e raggiunge i 30 centimetri con il “parasole” anteriore esteso; è provvista di un soffietto paraocchio in gomma, da fissarsi sull’oculare, che facilita la corretta distanza di posizionamento e l’allineamento della pupilla.

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Un Dragunov (SVD) dotato di ottica PSO

Anteriormente dispone di un cappuccio protettivo in gomma, per la lente, fissato al corpo principale. Il reticolo a “T”, appare nelle ore diurne di colore nero, è costituito da una scala graduata orizzontale con una “V” rovesciata al centro, quale punto di mira, con tre altre “V” inferiori, su un asse perpendicolare, che fungono da compensatori di caduta. Il numero di questi punti di mira aggiuntivi può aumentare o diminuire a seconda del modello e dell’anno costruttivo.

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Il rail laterale di montaggio dell’ottica, ricavato come parte integrale della culatta, di un SVD sovietico

La scala graduata orizzontale permette di effettuare correzioni in deriva per compensare il possibile vento laterale o un tiro ad una distanza differente da quella pre-impostata sulla torretta di deriva, nel caso di montaggi in armi con ottica non coassiale con la canna. Nella parte bassa sinistra del reticolo è presente un semplice ed efficiente telemetro con un campo di utilizzo visualizzato tra duecento e mille metri. Questo è costituito da una scala curva graduata superiore ed una inferiore orizzontale, da utilizzarsi facendo riferimento ad un soggetto alto un metro e settanta centimetri, considerata come misura media. La procedura prevede l’allineamento del bersaglio, in piedi, in modo che i due estremi combacino con la linea orizzontale e quella curva superiore graduata, in modo da conoscerne la distanza dalla  posizione del tiratore; tuttavia dal riferimento corrispondente ai 700 metri in poi, la corretta valutazione è quasi impossibile in quanto la scala diventa troppo piccola.

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La ZFK  fornita in borsa di trasporto con il classico mimetizzamento della DDR

Il reticolo dispone della possibilità di essere illuminato, durante le ore a bassa luminosità, tramite una piccola lampadina, in una colorazione rossastra, agendo su un comando a levetta per l’attivazione. L’alimentazione veniva fornita da una specifica batteria cilindrica militare da 2,5 volt (RTS-63), di difficile reperibilità, eccetto alcuni stock di surplus; mentre nelle versioni recenti e commerciali è stata sostituita da un nuovo alloggiamento, o da un comparto plastico interno, per i vecchi modelli, che permette l’utilizzo di due batterie “a bottone” di nuova generazione. L’ottica è inoltre dotata di un filtro agli infrarossi (IR), comandato da una leva sul lato sinistro, utilizzabile per il tiro notturno tramite l’identificazione di una sorgente nel campo avverso o di un illuminatore ad infrarossi. Tra la fine degli anni Cinquanta ed i primi Sessanta l’opzione della visione notturna tramite IR era considerata ancora accettabile, utilizzata anche in ambito Nato, e per tale ragione durante la progettazione fu prevista per l’ottica PSO-1. Quando IR fu considerato obsoleto, le ottiche successive mantennero la stessa struttura con le linee esterne dell’alloggiamento IR senza che questo fosse più presente e furono denominate PSO-1M2.

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Vista laterale sinistra della LPS rumena con protezione frontale per la lente in gomma, robusta copertura in tela di cotone con laccio in pelle di chiusura, filtro arancione e soffietto paraocchio in gomma

L’ottica è dotata di due tamburi di regolazione, uno posto superiormente per l’elevazione, marcato con le diciture BBEPX e BHИ3 ed incrementi da 0 a 10, mentre sul lato destro per la deriva abbiamo le diciture BПPABO (punto di impatto a destra rotazione in senso orario) e BJІEBO (punto di impatto a sinistra rotazione senso antiorario) con uno 0 centrale e dieci livelli di incrementi ciascuno per la correzione verso destra o sinistra. I click di regolazione sono udibili e netti; le torretta di elevazione nelle serie più recenti, o modelli con specifiche differenti, possono avere riferimenti anche da 0 a 20. L’ingrandimento 4x, e la media qualità delle lenti, rende piuttosto difficile individuare un bersaglio oltre i 500/600 metri, specialmente in condizioni meteo non ottimali o se il possibile bersaglio è mimetizzato.

Inizialmente le regolazioni dell’ottica erano calibrate in riferimento alle specifiche della munizione 7,62x54R M08 mentre successivamente, a seguito di variazioni costruttive della munizione, il tiratore doveva sviluppare distinte tabelle personali in relazione alla propria arma ed al tipo di munizione impiegata. Col passare degli anni l’ingrandimento 4x fu ritenuto insufficiente e si passò, in alcuni casi, al 6x mantenendo lo stesso corpo dell’ottica, per non aumentare il peso e le dimensioni, prediligendo sempre, nelle unità, una buona distribuzione di tiratori scelti, più che sniper veri e propri, in grado così di poter colpire bersagli oltre la portata di AK, AKM e AK74.

La PSO-1M2, con ingrandimento 4x, fu inoltre modificata con l’adozione di un nuovo reticolo e specifiche regolazioni per l’impiego in armi calibro 7,62×39 ed anche 9×39 destinato ad esempio ai i fucili VSS ed A- 91. Tra le realizzazioni successive vi furono le ottiche fisse PSOP 6×42 ed 8×42 , versioni ad ingrandimento variabile includenti anche l’aggiustamento di focale a + / -3 fino alle nuove e varie serie militari russe attuali.

La rumena LPS Tipo 2

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Il tamburo di elevazione, con diciture in rumeno, e quello di deriva di una LPS
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Il tamburo di elevazione della ZFK con le regolazioni per il tiro e la dicitura AK74N

La prima ottica rumena post bellica, realizzata probabilmente con la cooperazione di tecnici sovietici, fu la LPS (Luneta Pusca Semiautomata) 4×24 Tipo 1 che si rifaceva quasi completamente al modello PSO-1 sovietico e come tale era fornita di filtro IR. La colorazione esterna era in nero con scritte sui tamburi di alzo e deriva in lingua rumena, il reticolo era anch’esso illuminato tramite alimentazione a batteria. Non sono chiare le quantità prodotte di questo modello, ma sembra che siano state piuttosto limitate, probabilmente anche per il fatto che l’uso dell’infrarosso, al tempo del loro inizio di produzione, iniziava a essere considerato una tecnica superata. La produzione si indirizzò su un nuovo modello, di più semplice realizzazione, che è quello normalmente visibile sui fucili FPK da tiratore scelto rumeno, armi tra l’altro esportate, in passato, in grandi numeri ed individuate in varie aree di crisi fino al periodo presente.

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Il reticolo del PSO-1 sovietico
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Un MPi AKS74N della DDR

 

 

 

L’ottica è la LPS Tipo 2, ingrandimento fisso 4x, con diametro delle lenti di 24 millimetri ed un campo di vista di sei gradi; il reticolo è a “T” modificato, pressoché identico a quello del modello sovietico con però numeri e riferimenti lievemente più grandi. L’illuminazione notturna del reticolo avviene, al contrario dell’originale, invece automaticamente, al diminuire della luce solare, grazie ad due elementi di tritium semicircolari posti all’interno. I tamburi di regolazione presentano indicazioni in lingua rumena: JOS (basso) e SUS (alto) per l’elevazione; DREAPTA (punto di impatto a destra rotazione oraria) e STINGA (punto di impatto a sinistra rotazione antioraria) per la deriva con click di regolazione udibili. I riferimenti di incremento per l’elevazione sono dieci, mentre per la deriva sono venti: dieci verso destra e dieci verso sinistra con una posizione “0” centrale.

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PSO-1: finestrella con il vano di alloggiamento per il filtro all’infrarosso

L’ottica presenta sul lato sinistro del supporto di montaggio una piastrina nera identificativa con il logo della IOR (Industria Ottica Rumena), la sigla del modello, l’ingrandimento, la matricola e l’anno di produzione. La produzione dovrebbe essere proseguita fino circa ai primi anni del 2000, al quale ha fatto seguito un modello similare e più aggiornato, realizzato sempre dalla IOR; le unità rumene attualmente impiegate in Afghanistan continuano tuttavia ad utilizzare il Tipo 2. Parecchi esemplari di LPS Tipo 2 furono visti installati su fucili SKS ed impiegati in varie aree di crisi quali Yugoslavia ed Iraq; sono definiti marksman’s/observer rifle secondo la terminologia Nato. Le prestazioni dell’ottica sono identiche a quella sovietica, ma è più facilmente reperibile, per collezionisti e tiratori di ex-ordinanza, con anche un prezzo di acquisto inferiore.

La ZFK della DDR

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Il reticolo di un’ottica PSO-1M2

La Germania Est (DDR) produsse per le proprie armi alcuni modelli di ottiche, tra le quali uno specifico di ottima fattura, lo ZFK, destinato all’MPi AK74N e all’MPi AKS74N in calibro 5,45×39. L’ingrandimento è fisso 4x con lente da 25 millimetri, il reticolo è di colore nero molto sottile, tipo “crosshairs” modificato. L’asse orizzontale del reticolo presenta al centro una “V” rovesciata, quale punto di mira, mentre ai due lati vi è  una scala graduata per correzioni di tiro; ai lati dell’asse perpendicolare inferiore appaiono due scale curve graduate, utilizzabili per la stima della distanza tra 200 e 1000 metri.

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La PSO-1M2 mantiene la stessa conformazione della PSO-1, ma è priva dell’alloggiamento IR e della specifica levetta di attivazione
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Ottica della serie POSP con lente da 42 millimetri ed ingrandimento 6x/x con regolazione di focale. Questi modelli hanno incrementato le possibilità di acquisizione del bersaglio per fucili SVD, FPK e Zastava M76

Il reticolo è piuttosto sottile, similare alle ottiche russe attuali PO3,5x21P e 1P78 2,8 per il calibro 5,45×39, appare preciso durante il tiro, ma talvolta di difficile visualizzazione su determinati sfondi di vegetazione o strutture con toni scuri o poco definiti. L’illuminazione notturna del reticolo è fornita, anche in questo esemplare, tramite un elemento di tritium che si attiva automaticamente quando la luminosità esterna scende sotto certi livelli, una scelta adottata su parecchie ottiche moderne russe di nuova generazione che sembra aver riscontrato parecchi commenti favorevoli.

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Il rail laterale, modello 2, presente su AKMN ed AK74N che permette il fissaggio di vari sistemi ottici dell’ex blocco orientale. È stato utilizzato su armi di produzione URSS/Russia, DDR, Bulgaria e Romania

Il tamburo di elevazione è marcato superiormente con le lettere “H” e “T” , lateralmente con la scritta identificativa “AK74N ” e con incrementi da 1 a 9 tramite click di scatto udibili; il tamburo di deriva è più piccolo di dimensione, costituito da una scala graduata senza numeri con lettere “R” e “L” e freccia direzionale; il movimento è senza scatti per una correzione più fine. L’ottica è fornita di un paraocchio in gomma posteriore ed un elemento in gomma protettivo frontale che funge anche da parasole. La ZFK è apparsa utilizzata anche su un certo numero di AK74 bulgari.

Questa ottica è stata prodotta in quantità molto inferiori rispetto a quelle sovietiche e rumene ed è spesso ricercata dai collezionisti, ma di non facile reperibilità; veniva distribuita in un’apposita borsa di trasporto, con attacchi per il cinturone, comprendente all’interno manuale di utilizzo, pennello e pezza di pulizia, copri tubo in tela, paraocchio e parasole in gomma.

Da Armi Shop agosto 2015 di Philip Arena jr.


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Una PSO-1 sovietica con visibile la levetta per attivazione del filtro infrarosso

PSO-1

Stato produttore: URSS/Russia

Ingrandimento: 4x

Reticolo: a “T” modificato

Diametro lente: 24 mm

Angolo visivo: 6°

Filtro infrarosso: presente

Illuminazione: a batteria

Lunghezza: 26 cm

Peso: 620 g

 


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Vista laterale destra di una LPS Tipo 2 rumeno con il parasole in posizione estesa

LPS Tipo 2

Stato produttore: Romania

Ingrandimento: 4x

Reticolo: a “T” modificato

Diametro lente: 24 mm

Angolo visivo: 6°

Filtro infrarosso: assente

Illuminazione: tritium

Lunghezza: 26 cm

Peso: 600 g

 


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Vista laterale sinistra della ZFK: l’ottica è contrassegnata con il numero di matricola nella parte bassa del supporto di montaggio, presente anche sulla borsa di trasporto

ZFK

Stato produttore: Repubblica Democratica Tedesca (DDR)

Ingrandimento: 4x

Reticolo: crosshairs modificato

Diametro lente: 25 mm

Angolo visivo: 6°

Filtro infrarosso: assente

Illuminazione: tritium

Lunghezza: 24,8 cm

Peso: 540 g