L’avvocato Fabio Ferrari torna sulla vicenda del cacciatore che aveva ricevuto una denuncia perché nel corso di un controllo domiciliare gli agenti non avevano trovato il fucile che stava usando per la caccia.
Qualcuno ricorderà la vicenda (ne parlavamo lo scorso novembre) del cacciatore della Brianza che nel 2022 dopo una denuncia era stato prima indagato e poi rinviato a giudizio perché, a un controllo della questura di Monza senza preavviso, il fucile che stava usando per la caccia mancava dalla cassaforte.
La questura aveva contestato l’omessa denuncia dell’arma (risultava correttamente denunciata) e l’omessa custodia, oltre che due canne di ricambio calibro 12 nascoste in un armadio, chiuso a chiave, e non trovate durante l’ispezione.
S’erano rivelate inutili le spiegazioni fornite dal cacciatore al suo ritorno, inutile l’esibizione del fucile mancante, del porto d’armi e del tesserino venatorio su cui aveva annotato l’uscita a caccia.
Era una vicenda assurda che, chiamata davanti al Tribunale di Monza a inizio giugno 2025, meritava di essere rapidamente chiarita, anche per la sequela di procedimenti amministrativi in corso ai danni del cacciatore.
Gli sviluppi
All’udienza predibattimentale, dopo che i legali avevano valutato ogni opzione difensiva che escludeva ogni tipo di resa o compromesso di fronte a capi di accusa così infondati, una discussione orale e il richiamo alla memoria depositata dall’altro difensore durante le indagini preliminari sono bastate per ottenere dal giudice immediata sentenza di non doversi procedere e la restituzione del compendio in sequestro penale.
Credo sia utile tornare in argomento dopo avere letto le motivazioni della sentenza, perché un controllo del genere potrebbe accadere a tutti noi. La vicenda, chiusa positivamente dal punto di vista penale, ora prosegue sul versante amministrativo: vi terremo aggiornati.
Mi chiedo come sia stato possibile denunciare il detentore assente: tanto più che nessuno lo aveva preavvisato del controllo e il figlio avrebbe ben potuto non avere accesso alle armi del padre. In tal caso che sarebbe accaduto? Il controllo era così urgente da non potere essere rimandato al giorno seguente, in presenza del detentore? Siamo davvero costretti a essere reperibili ventiquattr’ore 365 giorni l’anno, per fronteggiare eventuali improvvisate delle questure? Voi che ne pensate?
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