Da eroe romantico a nemico della comunità. Questo è il passaggio culturale che ci è richiesto di fare nella nostra percezione del bracconiere. Perché il bracconaggio va contrastato, con convinzione

Bracconaggio

3 motivi per combattere il bracconaggio e 3 azioni per contrastarloRicordo da bambino, nella maremma toscana dove andavo con mio padre ad allodole, le foto di Tiburzi, Fioravanti, Stoppa appese un po’ ovunque. In alberghi, ristoranti, case di caccia, di lì a poco anche nel Museo del brigantaggio di Cellere, nel viterbese. Foto di briganti fieri, che avevano scelto la via del bosco e l’illegalità per sfuggire la modernità e rifiutare l’unità d’Italia, quasi a rifugiarsi nel mito, nella nostalgia di un Granducato che non c’era più. Briganti spesso ritratti con la doppietta a tracolla, usata per farsi beffe del potere costituito con atti temerari nei quali venivano colpiti i suoi rappresentanti più in vista. Rapine, gesta dimostrative, omicidi.

E bracconaggio, tanto bracconaggio, fatto a spese dei nobili che detenevano la proprietà delle grandi terre in via di bonifica e dello stato. Briganti che rispettavano il popolo e da questo venivano ripagati con altrettanto rispetto e una generica copertura che potremmo definire omertosa. Briganti e bracconieri. Personaggi il cui ricordo sconfina nella leggenda popolare e che tuttora, a oltre un secolo dalle loro malefatte, vengono guardati con un misto di benevolenza e ammirazione, quasi fossero eroi romantici.

Il bracconiere, un nemico del cacciatore

In tanti, purtroppo, nella figura del bracconiere ancora oggi vedono qualcosa di positivo. Quasi che nel rifiuto delle regole e della legge, quando questa è sentita come vessazione, ci fosse un valore morale neanche troppo nascosto.

3 motivi per combattere il bracconaggio e 3 azioni per contrastarlo
Un’illustrazione tratta dal libro Memorie autentiche illustrate del famigerato brigante Domenico Tiburzi, di Nullo Amato, pubblicato da G. Nerbini editore nel 1908

Sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco. Il bracconiere è un ladro, una persona che sottrae alla sua comunità un bene che non è dello stato ma di tutti.

Sì, è vero, la legge dice che la selvaggina è “patrimonio indisponibile dello stato” ma ci si dimentica troppo facilmente che lo stato siamo noi, così come i tanto (troppo spesso giustamente) vituperati “politici” sono i nostri rappresentanti. Che forse, nel bene come nel male, sono portatori in Parlamento di debolezze e mediocrità anch’esse ben rappresentate nella popolazione. Ma questo è un atro discorso.

Il bracconiere, si diceva, è un ladro. E lo è perché agisce per profitto personale, sottraendosi idealmente alle norme basilari del vivere civile e sottraendo, stavolta materialmente, un bene prezioso.

Ma non è, come sempre, solo una questione di vil denaro. Il bracconiere è un egoista, una persona che rifiuta di condividere il destino della sua comunità, un uomo che ha di sé un’opinione talmente elevata da ritenere i propri interessi preminenti rispetto a quelli degli altri, i “poveri fessi” che la legge la rispettano. Ed è un egoista perché – ponendosi al di sopra della legge – travalica e vanifica ogni tentativo virtuoso di gestione della fauna.

È forse più facile parlare di gestione quando ci si riferisce a un cervo, animale che siamo ormai abituati a trattare in termini di densità ottimali e piani di abbattimento, ma il discorso non cambia se ci riferiamo a un fagiano, una lepre, un fringuello. Un lupo. Animale che può essere scambiato per un pericoloso concorrente solo da chi abbia perso di vista il proprio ruolo nella natura e viva senza una prospettiva che vada oltre il qui e ora. Dopo di me il nulla, insomma.

Come contrastare il bracconaggio

1. Tolleranza zero

Si può fare qualcosa per cancellare la parola bracconaggio dalla nostra esperienza di cacciatori? Certo, e molto. La ricetta si chiama “tolleranza zero”, un’espressione venuta alla ribalta negli anni ’90 del Novecento grazie a Rudolph Giuliani, sindaco di New York che ereditò dalle amministrazioni precedenti una metropoli sanguinaria e pericolosa.

Una ricetta, una politica, basata sull’applicazione particolarmente intransigente delle norme di pubblica sicurezza, anche sulle infrazioni più modeste, quelle che si è portati a tollerare, permise a Giuliani di trasformare il volto della città rendendola abitabile, sicura, quel faro della contemporaneità per cui oggi è apprezzata più o meno ovunque.

2. Denunciare chiunque si ritenga superiore alle regole e metta in atto comportamenti illegali

Tradurre la tolleranza zero in azione, in Italia e nel contrasto del bracconaggio, significa un radicale cambiamento dell’approccio alla questione da parte dei cacciatori. Che, oltre a dover essere virtuosi nei propri comportamenti, tutti, dovranno denunciare chiunque si ritenga superiore alle regole e metta in atto comportamenti illegali. Sia che non abbia la licenza sia che ce l’abbia. Non è delazione ma rispetto del bene comune.

Le associazioni venatorie, da parte loro, qualcosa l’hanno fatta. Oggi, tanto per fare un esempio, la copertura legale assicurativa che offrono non copre le condotte volontariamente illegali degli iscritti. È stato un passo faticoso ma che è stato fatto e di cui dobbiamo rendere loro merito.

Secondo punto essenziale è la certezza della pena. Non serve inasprire quelle che già ci sono, basta renderle certe e definitive, con procedimenti che si concludano in tempi brevi.

3. Vigilanza

Infine la questione della vigilanza. La guardia venatoria non è un nemico, neppure nel caso sia un volontario appartenente a un’associazione ambientalista. Se ci abituiamo a una cultura della legalità, arriveremo a definirlo per quello che è: una persona che spende il proprio tempo per un ideale che, per quanto possa sembrare strano, coincide in larga misura con il nostro di cacciatori.

Riusciremo a farci portavoce di queste istanze?  Riusciremo a battere il malcostume tipicamente italiano che ammorba anche il nostro mondo?

Archivio Shuttesrtock / Polifoto

Parliamo di un cambiamento che richiede un’evoluzione globale del costume, pertanto molto complesso e articolato, ma se avremo la forza e il coraggio di metterci in gioco ce la faremo, e potremo essere orgogliosi di aver messo benzina nel motore del rinnovamento di cui tutta la nazione sente il bisogno.