Se in apertura dell’ultimo argomento di questo blog esordivo con “nebbia all’orizzonte”, parlando delle problematiche sui caricatori, che dire di un argomento ben più importante e sentito dai cittadini, anche da quelli che non posseggono armi da fuoco?

Mi riferisco alla riforma della legittima difesa e alle numerose proposte che giacciono a prendere polvere in qualche ufficio romano, insieme a qualche milione di vostre firme, raccolte dai vari movimenti politici che hanno proposto leggi di iniziativa popolare o progetti di modifica, comunque denominati.

L’Italia Paese di buoni propositi?

Senza dubbio è così: il riscontro a tale iniziativa ha sorpreso, e meravigliato, gli stessi soggetti che l’avevano promossa (mi riferisco, come esempio, a quella dell’Italia dei valori/Idv).

I problemi reali arrivano dopo, quando occorre tradurre in fatti tali propositi, pur supportati da ampio appoggio popolare. Come scriveva e cantava “Faber” De André, l’Italia “si costerna s’indigna e s’impegna, poi getta la spugna… “.

In questi mesi (per circoscrivere il periodo temporale) abbiamo assistito a decine di proposte per migliorare le condizioni, e le prospettive di vita, di coloro che fuggono dall’Africa proclamandosi profughi.

Su come migliorare la sicurezza in casa propria, cosa abbiamo sentito? Nulla di concreto.

Eppure questo resta un tema concreto e attuale, altrimenti pochi sarebbero andati a firmare le iniziative di riforma della difesa legittima. Abbiamo approfondito l’argomento pubblicando la rivista monotematica (in linguaggio tecnico uno “speciale”) Vivere Sicuri – Come proteggersi e difendere la propria casa; si parlava diffusamente delle proposte di riforma della difesa legittima.

Abbiamo pubblicato un copioso dossier su Armi Magazine, andando a confrontare le leggi di Paesi a noi vicini come cultura e come sistema normativo (di tipo codicistico).

Il risultato della ricerca: molte, se non tutte, le modifiche che si vogliono apportare alla nostra legge sulla difesa legittima sono già presenti nei codici penali di Germania, Francia, Spagna.

Lo sforzo maggiore è quello di massima tutela del cittadino contro intrusioni violente e clandestine all’interno della propria abitazione, ufficio, luogo di lavoro; segue una previsione, nel valutare la reazione dell’assalito, che pone sul piatto della bilancia il giusto peso derivante dalla sorpresa e dalla paura che scaturiscono da tali attacchi.

Risultato: una modifica del concetto di proporzione tra offesa e difesa, oggi troppo penalizzante per le vittime.

Come effetto mediato una conclusione condivisibile: nessun diritto per gli assalitori di chiedere risarcimenti o danni, tranne casi di grave sproporzione, dove la difesa diventa piena volontà di vendetta.

Dopo 11 anni dalla novella del 2006, milioni di italiani hanno chiesto a gran voce un intervento legislativo per sentirsi più protetti e più sicuri in casa propria: qualcuno li ascolterà?