Liguria: stop alle operazioni di contenimento e controllo delle specie opportuniste. Il commento di Federcaccia

federcaccia cinghiale

La sentenza sia un’occasione di profonda riflessione. Questo il commento di Federcaccia dopo lo stop, in Liguria, alle operazioni di contenimento e controllo delle specie opportuniste e problematiche conseguente alla sentenza della Corte Costituzionale.

Con sentenza numero 139 del 23 maggio scorso la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune parti della legge regionale della Liguria n. 29 del 2015, censurando, fra le altre cose, i piani di abbattimento affidati a squadre di cacciatori e il loro svolgimento al di fuori dai tempi e orari previsti dalla legge 157/92.

Un problema nazionale

La sentenza ha aperto una gravissima problematica a livello nazionale per quanto riguarda il tema del controllo della fauna selvatica. Per questo tutte le Regioni hanno sollecitato una riunione urgente per individuare una soluzione rapida allo stop alle operazioni di controllo, conseguenza del pronunciamento della Corte suprema. L’impiego di personale formato, che opera a titolo del tutto gratuito, sotto il controllo delle Istituzioni e in un contesto che nulla ha a che vedere con la pratica venatoria è stato fino a ora, come ricordato anche dalle associazioni agricole, un modo per far fronte all’emergenza che deriva dalla gestione di tutti i selvatici problematici.

Le operazioni di controllo da cui la sentenza della Corte Costituzionale ha escluso chi non è parte di forze di Polizia a ogni livello hanno infatti lo scopo di prevenire non solo danni alle aziende agricole, ma anche alle infrastrutture viarie, a canali e fiumi, e soprattutto contribuiscono ad arginare i pericoli per la circolazione dei veicoli e i rischi sanitari.

Federcaccia si è immediatamente attivata

Federcaccia, viste le criticità sollevate dalla sentenza della Corte Costituzionale, si è subito attivata sul piano tecnico-giuridico al fianco delle Regioni. L’auspicio è che, oltre a trovare una rapida soluzione di questo grave stato di impasse, il governo si fermi a riflettere sulla necessità di dotare il Paese di una normativa che, senza cedere a posizioni ideologiche e a facili richiami emotivi, affronti in modo serio, scientificamente fondato e in un’ottica di respiro europeo, il tema della fauna problematica e in esubero, contemperando le esigenze della tutela animale, della sicurezza delle persone e della salvaguardia per chi sul territorio vive, lavora e produce una parte importante dell’economia del Paese.