Giuseppe Tiani ed Enzo Letizia, segretari di Siap e Anfp, hanno scritto ai ministri Nordio e Piantedosi per chiedere al governo di modificare la disciplina sull’iscrizione degli agenti di polizia nel registro delle notizie di reato.
Nella prassi la rigidità normativa, «che sul piano teorico garantisce l’imparzialità del sistema» (articoli 3 e 112 della Costituzione, sull’uguaglianza dei cittadini e sull’obbligatorietà dell’azione penale; articolo 335 del codice di procedura penale), si presta a derive problematiche, in particolare quando per l’opinione pubblica l’indagato è automaticamente colpevole («distorsione grave e pericolosa»): pertanto Giuseppe Tiani ed Enzo Letizia, segretario generale del Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) e segretario nazionale dell’Anfp (Associazione nazionale funzionari di polizia), hanno scritto ai ministri Piantedosi e Nordio, titolari delle deleghe all’Interno e alla Giustizia, per chiedere al governo Meloni d’intervenire sulla normativa che disciplina l’iscrizione degli agenti nel registro delle notizie di reato.
Se fin dall’inizio, si legge nella lettera aperta, si possono ravvisare elementi oggettivi per cui si possono ritenere applicabili cause di giustificazione («adempimento di un dovere, uso legittimo delle armi, legittima difesa, stato di necessità»), è opportuno modificare la legge in modo tale che il pm non sia tenuto a procedere automaticamente all’iscrizione; si propone di demandare la valutazione a una figura terza, come il procuratore generale presso la Corte d’appello.
Un meccanismo di tutela
L’obiettivo sta non nel circoscrivere uno spazio immune al principio di legalità, ma «nell’introdurre un filtro logico e temporale» con cui fin dall’origine si possano identificare «i contesti in cui l’uso della forza, pur determinando un evento lesivo, non esprime alcun disvalore penale perché esercitato nei limiti dell’ordinamento»; il «meccanismo di tutela» non sottrae l’operatore «al vaglio giudiziario, ma evita che l’automatismo dell’iscrizione determini un impatto sproporzionato [sul piano] personale e professionale».
Dunque per Siap e Anfp è opportuno prevedere un periodo iniziale in cui, prima che la procura abbia verificato se sussiste una causa di giustificazione, l’agente non risulta formalmente indagato; in parallelo gli si riconoscono «forme di garanzia sostanzialmente equivalenti a quelle riconosciute all’indagato», perché gli sia possibile partecipare agli accertamenti giudiziari.
Come misure integrative Tiani e Letizia propongono di secretare temporaneamente l’iscrizione degli operatori delle forze dell’ordine per fatti connessi «a interventi d’istituto» e di procedere a una riorganizzazione delle procure, in cui creare unità dedicate all’analisi preliminare dei casi che coinvolgono la polizia.
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