Cabot Guns Dragon Fire: altro che arma fine, tra pezzo unico e opera d’arte

Cabot Guns Dragon Fire altro che arma fine, tra pezzo unico e opera d’arte

Con la Cabot Guns Dragon Fire si supera il concetto di arma fine. La 1911 lavorata a mano è infatti un vero e proprio pezzo da collezione.

Qui siamo ben oltre il concetto di arma fine e il prezzo che si è raggiunto ad asta ancora in corso, 129.000 dollari, sta lì a dimostrarlo. È estranea alle abitudini tradizionali degli appassionati d’armi, ma una pistola 1911 lavorata a mano così che diventi un drago merita comunque un’occhiata. È la Cabot Guns Dragon Fire, realizzata dal mastro artigiano Lee Griffiths cui all’inizio del progetto Rob Bianchin, fondatore e presidente dell’azienda, ha suggerito di «infrangere tutte le regole». Il talento naturale di Griffiths si sposa con il design e la meccanica impeccabile di Cabot Guns. Ne viene fuori un’opera che deve non solo rappresentare il terrore, ma farlo provare. Il drago è infatti una creatura primordiale che, a metà tra il noto e l’ignoto, mescola insieme tutti i predatori.

Sbalorditivo il livello che raggiunge ogni singolo dettaglio realizzato a mano, dall’impugnatura al rubino cullato in un cerchio d’oro che sostituisce la mira frontale fino agli occhi in diamante nero circondato da pietre preziose. Intrecciate lungo il carrello e il fusto, le squame di serpente si attorcigliano finché non incontrano le zanne scintillanti. L’oro venato intorno agli occhi e alla bocca dà l’idea della fornace pronta a esplodere. Grazie ad appositi magneti invisibili, la Cabot Guns Dragon Fire è alloggiata in una pittura a olio che le fornisce la quinta scenica.

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Cabot Guns Dragon Fire: la fotogallery