Il report dell’osservatorio Nasgw consente di analizzare l’andamento del mercato delle armi in America nel primo trimestre del 2025.
Finita la coda del boom, è il momento della stabilizzazione; diffondendo il report sull’andamento del mercato delle armi in America nel primo trimestre del 2025, l’osservatorio Nasgw ribadisce che non c’è da preoccuparsi: anche se si registra una contrazione rispetto sia al 2024 sia alla media del triennio 2022-2024, i dati sono comunque superiori a quelli del 2019, l’ultimo anno del vecchio mondo prima della pandemia di covid.
Il totale del fatturato trimestrale ammonta a 767 milioni di dollari (erano 829 nel 2024, -7,5%; 839 se si calcola la media triennale, -8,6%). In gran parte incidono le pistole semiautomatiche, che con 375 milioni valgono il 48,9% del totale; se insieme si considerano anche tutte le altre armi corte a partire dai revolver (52 milioni, 6,8%), il settore vale più della metà (58,4%).
L’analisi dei dati per settore
È un dato in controtendenza rispetto a quello degli anni recenti, nei quali l’incidenza delle armi corte stava scendendo costantemente; il rimbalzo penalizza le carabine (23,2% del totale, soprattutto bolt-action: valgono 66 milioni, l’8,6%) e soprattutto le msr, o modern sporting rifle, che passando da 93 a 70 milioni perdono il 25% netto.
Cala anche il fatturato dei fucili a canna liscia (70 milioni, -11%); in prevalenza gli americani comprano semiautomatici (33 milioni); seguono fucili a pompa (20 milioni), sovrapposti (11 milioni) e doppiette (2 milioni).
Il calibro preferito resta ancora il 9×19 mm, che muove 272 milioni; seguono il .22 lr (stabile, 66 milioni), il .223 Remington (55 milioni, considerato insieme al 5,56×45 mm Nato), il 12 (48 milioni) e il .45 acp (38 milioni).
Vale la pena di ricordare che i dazi possono aver inciso solo psicologicamente: Trump, che poi li ha sospesi, li aveva imposti dall’inizio di aprile, dunque nel secondo trimestre.
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