La posizione della testa per un tiratore

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Giulio Matteoni, il giovane istruttore federale che mi ha fatto da cicerone durante la mia visita presso il campo di tiro a volo di Pisa. Oltre ad essere bravo, è pure simpatico, il che non guasta…

Qualche mese fa avevamo affrontato un argomento spesso trascurato (la posizione dei piedi in pedana). Adesso crediamo che sia il momento di dire due parole anche sulla posizione della testa per un tiratore

Il precedente articolo, quello relativo alla corretta postura dei piedi per un tiratore che si appresta a calcare le pedane (vedi Armi Magazine novembre 2014), era stato accolto favorevolmente dai lettori. Per questo motivo abbiamo deciso di affrontare anche un’altra questione spinosa, quella relativa alla corretta posizione della testa per un tiratore.

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Giulio Matteoni, il giovane istruttore federale che mi ha fatto da cicerone durante la mia visita presso il campo di tiro a volo di Pisa. Oltre ad essere bravo, è pure simpatico, il che non guasta…

Ancora una volta ho approfittato dell’amicizia e delle professionalità di Giulio Matteoni, titolare con il padre Sergio e lo zio Muzio del campo di tiro di Pisa; Giulio ha da poco conseguito il titolo di istruttore federale. Ritengo che la tradizione della famiglia Matteoni (da sempre tiratori di alto livello) abbia giocato un ruolo non trascurabile nella scelta del giovane ragazzo, che ha ottenuto l’iscrizione nell’albo dei quadri tecnici Fitav e può così insegnare agli allievi del settore giovanile le varie discipline (Fossa olimpica, Skeet, Double trap). Seguendo una prassi consolidata nell’articolo precedente, abbiamo affrontato il problema della postura corretta evidenziando una serie volutamente sbagliata di posizioni del capo, cercando di ingigantire l’errore per una migliore fruizione visiva dei lettori. Naturalmente non c’è pretesa alcuna di sostituirsi al lavoro serio e preparato di istruttori che operano sul campo, ma con queste nozioni sommarie cerchiamo soltanto una parziale analisi dei difetti posturali più frequenti. La posizione della testa è di fondamentale importanza per un tiratore; quello che sembra in apparenza banale (avvicinare la testa al calcio del fucile per prepararsi allo sparo) è in realtà fonte di numerosi errori che si traducono sovente con un orrendo suono (il “beep” dello “zero”).

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Giulio sta assumendo quella che dovrebbe essere la posizione corretta della testa: la linea degli occhi risulta perpendicolare alla linea della bindella del fucile

Non solo: anche la posizione della testa, se errata, può portare ad una percezione del rinculo dolorosa che può – alla lunga – scoraggiare il giovane tiratore in misura paritaria agli insuccessi sul dischetto di argilla., facendogli perdere interesse per la disciplina.

Siamo in pedana

Il campo di Trap era chiuso (complice l’orario antelucano e una mattinata bella fresca e tersa dell’inverno toscano) e il sottoscritto ha potuto sbizzarrirsi con Giulio. Come prima cosa gli ho chiesto di assumere la posizione corretta. Immediata la sua prima risposta:

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In questo caso, la testa è inclinata a destra e la linea degli occhi forma una diagonale rispetto alla linea fornita dalla bindella del fucile. Non va bene, perché si ha una visione non reale della traiettoria del piattello, con conseguente facilità di errore allo sparo

Simone, io ti dico e illustro la posizione classica, quella che un istruttore dovrebbe fornire come base ai propri allievi; poi ognuno, una volta imparata la tecnica, deve poter essere autonomo”. Verissimo, sono completamente d’accordo, anche per non creare “cloni” tutti uguali che non sono certamente funzionali all’estro individuale. Partiamo, dunque: per sparare in Fossa olimpica la testa deve essere posizionata in modo tale che la linea degli occhi sia perpendicolare alla linea di mira della bindella. Cosa significa, in soldoni? Che un istruttore che si pone di fronte a un allievo che imbraccia il fucile per la prima volta, si rende subito conto di quale sarà il primo difetto da correggere.

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Anche se naturalmente destro, per mostrarvi l’errore, Giulio ha dovuto imbracciare con il sinistro; già, perché l’errore di inclinare troppo la testa a sinistra è propria di un tiratore in genere mancino. Vale il discorso precedente

Il tiratore destro ha la tendenza a “schiacciare” troppo la testa, inclinandola a destra; in questo modo la linea che unisce gli occhi è in posizione diagonale rispetto alla bindella. Non va bene. Bisogna cercar di fare in modo che la linea degli occhi sia perpendicolare alla bindella. Un tiratore sinistro potrà invece facilmente incorrere nell’errore opposto: inclinare troppo la testa a sinistra, con la linea che unisce idealmente gli occhi inclinata in diagonale opposta a quella descritta in precedenza. Stesso identico discorso: non va bene. Un buon istruttore correggerà immediatamente questo difetto, prima ancora di iniziare a sparare; non posizionare correttamente la testa porta a una visione non reale della traiettoria del piattello, con conseguente errore.

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Adesso la linea degli occhi tende alla normalità, ma il viso è troppo schiacciato sul nasello del fucile; è una posizione non confortevole e si corre il rischio di provocare dolorose ripercussioni agli occhi

Per fare un esempio pratico, è come guardare un orologio a lancette: se lo guardiamo in posizione corretta, vediamo l’ora. Se lo guardiamo inclinando la testa da un lato o dall’altro, non riusciamo a percepire l’orario corretto per una parziale visione. Ancora una volta, il suggerimento banale, ma importante, è quello di fare tesoro degli insegnamenti impartiti in pedana, per poi fare pratica… a casa! Ci si posiziona davanti allo specchio, con tanto di fucile imbracciato (mi pare ovvio precisare che è doveroso un controllo in più di quello che ritenete sia normalmente necessario ai fini della massima sicurezza, dal momento che – seppure scarica – state maneggiando un’arma dentro casa) e semplicemente… ci si guarda. Sebbene la nostra immagine riflessa sia opposta, la posizione degli occhi sarà immediatamente visibile. Anzi, davanti a uno specchio, potremo capire con immediatezza come basti poco per riportare la testa nella posizione corretta. Naturalmente il segreto sta poi nel mantenere questa posizione, oltre che nell’impararla. A detta di Giulio in due-tre settimane questo errore viene corretto (dipende poi dalla frequenza con cui il tiratore si reca sui campi da tiro, sulla sua predisposizione personale, sulla sua voglia di migliorare).

Calcio e testa

Una volta imparata la posizione degli occhi (e conseguentemente della testa), come si appoggia la testa sul nasello del calcio? Senza entrare in disquisizioni sul nasello regolabile, che equipaggia quasi tutti i fucili da tiro dotati di bindella regolabile, anche in questo caso esistono un paio di regolette.

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Rispetto alla foto precedente, l’errore è opposto: il viso è troppo in alto. Magari vedremo bene il campo di gara, ma perderemo molto tempo (prezioso, perché il piattello corre) nell’inseguirlo con le canne. Non solo, se la postura del viso non è appropriata, il tiratore mette a repentaglio l’integrità delle sue porzioni molle/dure della guancia

La posizione corretta, per un destro, sarebbe quella di avvicinare una terna di parti del proprio corpo sul calcio. Vale a dire guancia destra, labbro superiore (all’altezza del canino) destro e naso (il corrispettivo sinistro per un mancino). Ma come? Per capire il punto della guancia che deve avvicinarsi alla porzione lignea del fucile, fate scorrere due dita affiancate dagli occhi verso la mandibola; dopo pochi centimetri, le dita “cadranno” in una specie di fossa, laddove lo zigomo (porzione ossea) lascia il campo alla guancia. Quello è il punto dove appoggiare il fucile. Troppo in alto corriamo il rischio di darci il fucile negli occhi, troppo in basso corriamo il rischio di spaccarci i denti con il rinculo allo sparo. Anche per questo aspetto, il guardare la propria posizione allo specchio è di grande ausilio nell’evidenziare un errore posturale.

 Alziamo la testa?

Uno degli errori più frequenti in assoluto è quello di tendere ad alzare la testa all’uscita del piattello; inconsciamente, molti di noi tirano istintivamente su la testa per guardare meglio quello che succede, perdendo non soltanto tempo prezioso in metri (il piattello sta viaggiando veloce) per intercettare il bersaglio, ma anche esponendo il viso a dolorose conseguenze.

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Spostare la testa dalla posizione corretta, significa spesso anche variare la posizione delle braccia e del busto, con conseguente sbilanciamento del tronco e difficoltà nel seguire il piattello (specialmente quelli più laterali). Qui raffigurato l’errore per un tiratore destro…

Già, perché sparare con la testa non perfettamente posizionata e incassata come testé descritto, potrebbe causare una “botta” allo sparo sulla porzione ossea/molle del viso piuttosto algica. Teniamo dunque sempre la testa in posizione, anche quando chiamiamo il piattello. E, attenzione; chi commette l’errore, lo fa inconsciamente, magari dopo essersi posizionato accuratamente: davanti allo specchio provate e riprovate più volte i movimenti, compreso il momento in cui chiamerete il piattello, ben sapendo che dovrete riuscire in pedana a mantenere quanto fate a casa.

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… e qui l’errore per un tiratore mancino. All’uscita del piattello ci troveremo pertanto sbilanciati, con conseguente difficoltà nell’intercettare il dischetto di argilla, perché modifichiamo il punto di impatto della rosata

Sembra impossibile, ma l’esperienza insegna: sparate e ancora sparate, vedrete che la pratica aiuta non poco. Lo spostamento concesso è quello del busto; nella volta precedente abbiamo detto di come i piedi debbano stare fermi per non perdere l‘equilibrio, ma anche la testa e le braccia debbono star ferme in posizione. Si muove e ruota il busto mentre l’insieme testa, collo e fucile è fermo. Se si mantiene la posizione, con una presa salda, ma non esasperata, la testa e il collo sono rilassate, il fucile è accolto naturalmente nell’incavo della spalla e la fucilata viene portata correttamente. Senza contare che l’alzare la testa ci fa sbagliare… il punto di impatto della rosata. Come? A parole è difficile spiegarlo, ma Giulio mi ha mostrato il trucchetto che utilizza per convincere gli allievi più reticenti alle sue spiegazioni. Inserisce una finta cartuccia dotata di punto laser all’interno della prima canna del sovrapposto e fa mirare l’allievo verso un punto prefissato a circa 35 metri (la distanza usuale di sparo al piattello con la prima canna, purché il punto rosso sia ben visibile). Una volta fatto coincidere il mirino del fucile con il punto rosso identificato, Giulio chiede all’allievo di alzare leggermente la testa. Ecco che il punto rosso “magicamente” non coinciderà più con il mirino, ma si troverà più in alto. E noi vedremo una porzione maggiore di bindella. In genere questa dimostrazione fa capire all’allievo abbastanza in fretta il problema. Talvolta l’allievo stacca la testa per “paura” della fucilata stessa, ma deve capire che così facendo, è il modo migliore per farsi male allo zigomo: il viso deve essere rilassato e la presa non tale da sbiancarsi le nocche. Nulla, comunque, che non si possa imparare con un minimo di pratica e/o di esercizio in pedana.

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La finta cartuccia dotata di laser utilizzata da Giulio Matteoni per poter illustrare ai suoi allievi come la variazione della posizione della testa possa portare ad una variazione significativa del punto di impatto. Come si vede, piccoli consigli di buon senso e di facile attuazione, ma fondamentali per rimediare ad errori che possono far desistere un giovane tiratore dal perseguire la sua passione

Concludendo

Divertitevi a mettere in partica i piccoli suggerimenti che abbiamo trattato, con la raccomandazione di affidarvi sempre e comunque (come ho fatto io) a uno dei validissimi istruttori, che ne sanno una più del diavolo! A chiosa finale, un doveroso ringraziamento al presidente della Fitav, Luciano Rossi, per l’impegno che profonde in ogni aspetto del mondo tiravolistico e un ringraziamento particolare da parte di Giulio Matteoni a Pino Facchini (presidente e organizzatore del suo corso a Torino) e a Simone Zavarini (istruttore e allenatore federale) che gli hanno insegnato i fondamentali. Poi diventa una questione di manico personale migliorare e progredire.

 

L’occhio guida

Non l’abbiamo detto nell’articolo, ma forse era il primo punto da affrontare. Qual è il vostro occhio guida? Per occhio guida s’intende l’occhio (destro o sinistro) che “domina” sull’altro. Una marea di cacciatori (e anche qualche tiratore in erba) attribuisce a ogni sorta di giustificazione i propri errori sul selvatico o sul piattello. Talvolta è solo colpa del fatto che è convinto di avere – che so – l’occhio guida destro e magari è il sinistro, con conseguente errore grossolano nel tiro. Ma come si fa a capire qual è il proprio occhio guida? Molto semplice: fate un “OK” con le dita della mano destra (se siete un destro) e individuate un punto a qualche metro di distanza da voi. Fate coincidere questo punto identificato con l’interno del cerchio formato dalle dita. Poi chiudete (o tappate) l’occhio sinistro. Se il punto è ancora all’interno del cerchio, avete l’occhio guida destro, altrimenti no. Potete fare una riprova, naturalmente: nelle stesse condizioni, dopo aver chiuso l’occhio destro, chiudete l’occhio sinistro; come per magia il punto sarà al di fuori del cerchio. E se avete sbagliato tutto sinora, cosa dovete fare? Abbandonare ogni speranza? No, certamente; o imparate a sparare dalla parte opposta (alcuni tiratori lo hanno fatto, è più facile di quanto si possa pensare e sarete “aiutati” dai piccoli ma inesorabili progressi in termini di performance sul piattello) o vi fate fare un calcio apposito su misura per correggere questo deficit (soluzione costosa e forse non bellissima esteticamente, ma molto valida). Vi si riaprirà un mondo… di speranze!

testo e foto di Simone Bertini