Munizionamento in piombo: 5 ragioni per abbandonarlo

munizionamento in piombo

Ma il munizionamento in piombo fa davvero male? Oppure il suo bando è uno dei tanti cavalli di Troia usati dagli ambientalisti per ostacolare la caccia e le attività sportive che fanno uso di armi?

La questione è sempre aperta anche se, a onor del vero, le conclusioni sembrano essere ormai definitive.

1. Una questione di salute pubblica

Per affrontare correttamente il tema è necessario considerare due aspetti, quello della salute pubblica e quello della salute animale.

Per quanto riguarda l’uomo, va detto chiaramente che il piombo è un metallo velenoso che può danneggiare il sistema nervoso, specialmente quello dei bambini, che sono in grado di assimilarlo 4 volte più velocemente dell’adulto, e dei feti, che lo assimilano attraverso la placenta.

La sua assunzione in dosi massicce causa malattie del cervello e del sangue. La letteratura scientifica ha dimostrato da tempo che l’avvelenamento da piombo è cosa reale e che livelli elevati di piombemia (quantità di piombo nel sangue) possono condurre a una forma d’intossicazione chiamata saturnismo in “omaggio” al dio Saturno, che i romani associavano a questo metallo.

Il contatto con il piombo può avvenire per inalazione (caso tipico delle malattie professionali e dei poligoni indoor) o ingestione. In questo secondo caso, perché diventi pericoloso per la salute umana, il piombo deve trasformarsi dalla forma metallica in quella ionica, processo che è favorito dalle sostanze acide in genere, come il vino e l’aceto utilizzato per cucinare le carni di selvaggina, e dai succhi gastrici della digestione in particolare.

2. Piombo e ambiente

Per quanto riguarda la selvaggina, è disponibile un’ampia letteratura che dimostra quanto il piombo possa essere dannoso (qui una bibliografia in lingua inglese molto ben fatta: www.leadfreehunting.com/scientific-articles-conservation).

I rischi sono documentati sia per l’avifauna che vive in ambiente lacustre – e a questo deve attribuirsi il divieto di munizionamento in piombo nelle zone umide – sia per i rapaci necrofagi, i cui succhi gastrici presentano un’elevata acidità per decomporre le ossa di cui si nutrono.

Studi approfonditi sono stati fatti sul condor della California (Gymnogyps californianus) e, in Europa, sul gipeto (Gypaetus barbatus). I risultati hanno dimostrato che i due animali, cibandosi prevalentemente di ossa e visceri di animali morti, parti nelle quali maggiore è la presenza di residui di piombo, sono facilmente soggetti all’avvelenamento. Negli anni passati 6 gipeti dell’arco alpino (su un totale di 33 coppie) sono morti a causa del piombo certamente assimilato dall’alimentazione con resti di animali eviscerati e abbattuti con munizionamento convenzionale.

Gypaetus barbatus-gipetoConsiderando che le cartucce tradizionali in piombo sono soggette, a causa dell’impatto con l’animale, a una perdita ponderale media del 30% e che il peso medio di una palla da caccia di selezione si aggira sui 10 grammi, se ne deduce facilmente che circa 3 grammi di piombo se ne vanno a contaminare la carcassa in forma di schegge. Una media di oltre 150 micro-frammenti che si disperdono nel corpo dell’animale fino a 50 centimetri dal tramite e ne rendono impossibile la decontaminazione. Questo vale per le palle espansive, ma ben più evidente è il fenomeno in quelle a frammentazione.

Anche il rame, spesso usato in sostituzione del piombo, tende a una minima riduzione ponderale, ma due sono gli aspetti che lo rendono preferibile: anzitutto perché la dispersione media equivale a circa il 3% della massa del proiettile; secondariamente, ma non troppo, perché il rame non è tossico.

3. La prospettiva, il munizionamento atossico

In prospettiva è lecito, e auspicabile, che il munizionamento in piombo scompaia dal munizionamento venatorio. Ciò sta avvenendo rapidamente per le zone lacustri ed è probabile che a breve il suo bando coinvolga tutti i settori della caccia.

La California, che di certe battaglie è capofila, ha previsto varie tappe di avvicinamento al bando totale del 2019, mentre uno degli ultimi atti dell’amministrazione Obama è stato quello di introdurre un bando federale che dovrebbe concretizzarsi nel 2022 e riguarda, oltre la caccia, anche la pesca su tutte le aree pubbliche.

Molte parole si sono spese a proposito dell’efficacia del munizionamento atossico. Dopo i primi esperimenti degli anni ’90, che effettivamente in quanto a efficienza lasciavano molto a desiderare, si è giunti alla realizzazione di prodotti di grande qualità.

Uno studio comparativo con oltre 11.000 abbattimenti realizzato in Germania, in Brandeburgo, e un secondo – meno estensivo ma realizzato in Italia, nel parco dello Stelvio – hanno dimostrato che tra munizionamento atossico e tradizionale non vi sono differenze sostanziali in termini di efficacia.

parco nazionale dello stelvioIl Consorzio del Parco Nazionale dello Stelvio, in particolare, ha registrato i dati relativi all’abbattimento di 219 animali con munizioni senza piombo e 169 con munizioni con piombo. L’esito ha dimostrato, una volta di più, che non esistono significativi divari statistici di efficacia fra proiettili tradizionali e proiettili senza piombo: conta più piazzare correttamente il colpo che non il tipo di palla impiegata.

4. Voci contro

Se il dibattito sembra chiuso, ci sono però voci autorevoli contrarie all’abbandono del piombo. Ad esempio l’americana National Shooting Sports Foundation che così argomenta:

  • almeno il 50% dei calibri in circolazione non dispone di caricamenti commerciali senza piombo;
  • in California il 36% dei cacciatori ha ridotto la sua attività dopo l’introduzione del bando e, di questi, il 13% ha abbandonato l’attività venatoria;
  • la riduzione del numero dei cacciatori porta un danno economico diretto attraverso una riduzione nella vendita delle licenze (che nel 2014 hanno portato oltre 40 miliardi di entrate federali) e indiretto tramite un’artificiosa contrazione del mercato che potrebbero condurre a perdita di posti di lavoro.

Tutte obiezioni lecite, ma in un settore in cui la salute pubblica (e poi quella animale) è prioritaria, tutte le argomentazioni di carattere economico ci pare che non abbiano così tanta forza. Specie se si vuol sdoganare nei confronti del grande pubblico l’impiego della selvaggina come fonte sana e sicura di proteine nobili.

5. Il caso del tiro sportivo

E per il tiro sportivo? La questione è naturalmente molto complessa ma le problematiche di base restano le stesse segnalate per l’attività venatoria. Un problema di salute pubblica esiste anche nei poligoni, dove l’avvelenamento può avvenire a causa dell’inalazione dei vapori.

Non è un caso che produttori come Fiocchi o Polycase abbiano sviluppato ogive atossiche, in rame e stagno la prima, in lega di rame e polimero la seconda. Con dinamiche balistiche completamente diverse tra loro ma non, per questo, meno valide del munizionamento tradizionale.