Niente porto per difesa se non c’è rischio per l’incolumità personale

Il Tar di Firenze ha respinto il ricorso di un lavoratore che gestisce la sicurezza di un’azienda al mercato ortofrutticolo di Novoli. Anche se maneggia molti soldi, non ha bisogno di un’arma.

Il Tar di Firenze ha respinto il ricorso di un lavoratore del mercato ortofrutticolo di Novoli negandogli il porto d'armi per difesa personale.
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Gestire grandi quantità di denaro contante non è motivo sufficiente per ottenere il porto d’armi per difesa personale. Neppure se si presta servizio presso l’ufficio security di un’azienda. È la decisione del Tar di Firenze che i primi di aprile ha respinto il ricorso di un lavoratore del mercato ortofrutticolo di Novoli. Già la prefettura gli aveva negato la licenza. Secondo i giudici amministrativi non esiste un “dimostrato bisogno” del ricorrente al porto di pistola. “La tutela dell’incolumità personale e dei beni contro i delitti è riservata istituzionalmente alle forze di polizia. L’autotutela può essere consentita soltanto nei casi di estrema necessità, ove ogni altra via sia preclusa”, scrivono i giudici del Tar.

La diffusione delle armi nella collettività è “una potenziale minaccia per la salvaguardia dell’ordine pubblico e della sicurezza collettiva”. Finché non è dimostrato un rischio per l’incolumità personale, non c’è motivo di concedere il porto d’armi per difesa. E “non possono ritenersi sufficienti i verbali di denuncia di furti e danneggiamenti subiti”. Perché “la mera circostanza di avere già subito furti e danneggiamenti non equivale a fornire prova del dimostrato bisogno”. E questo è un presupposto necessario al rilascio della licenza.