Referendum propositivo: la posizione delle associazioni venatorie

Referendum propositivo la posizione delle associazioni venatorie: bandiera italiana accanto a urna
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La cabina di regia del mondo venatorio ha rilasciato una nota in cui chiarisce la propria posizione sul referendum propositivo col quorum al 25%.

La proposta di riforma costituzionale che istituisce il referendum propositivo, con annessa riduzione del quorum al 25%, deve essere combattuta sin dalla culla. È chiara la posizione della cabina di regia del mondo venatorio. La rendono pubblica Federcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia, Anuu Migratoristi, Libera Caccia, Italcaccia, Eps e Cncn con una nota condivisa. La principale preoccupazione si innesta sul possibile abbassamento del quorum al 25% degli aventi diritto. È una questione che interessa particolarmente il mondo venatorio, considerato che potrebbe far fatica a imporsi nel caso di una proposta di legge che abolisca la caccia, o la riduca fortemente. Anche perché, si legge nella nota, potrebbe pesare “il disinteresse di gran parte della popolazione, soprattutto dei centri urbani, che certamente diserterebbe” la consultazione. E la scelta sarebbe lasciata a una minoranza.

Ma non c’è solo il futuro della caccia tra le preoccupazioni della cabina di regia del mondo venatorio. Il referendum propositivo, “uno strumento di produzione attiva della legislazione”, minerebbe infatti alle basi la democrazia rappresentativa.

La cabina di regia del mondo venatorio sul recupero delle giornate di preapertura

Il caso aperto in Toscana ha lasciato il segno. E, contestualmente alla presa di posizione sul referendum propositivo, la cabina di regia del mondo venatorio si è espressa su un altro tema politico caldo. Bisogna modificare la legge quadro sulla caccia, la 157/92, così che “espliciti meglio” il secondo comma dell’articolo 18. Nel dettaglio, diventa necessario chiarire che, quando si determina il recupero delle giornate concesse in preapertura, siano da sottrarre “soltanto le giornate effettive”, e non l’intero periodo. Le associazioni venatorie lo ritengono “un principio di buonsenso” che avrebbe potuto essere ritenuto implicito già nella legge in vigore. Ma, vista la sentenza del Consiglio di Stato, diventa necessario un intervento legislativo “urgente”. Così da evitare che nelle prossime stagioni di caccia “simili ingiustificate situazioni” possano ripetersi.