Dopo 30 anni “non ha più bisogno del porto d’armi”

Officina

Finora aveva sempre ricevuto l’ok, ma ora l’amministrazione ha cambiato parere: essere titolare di un’autofficina interrata, anche se in una zona colpita dalla microcriminalità, non basta per ottenere il rinnovo del porto di pistola per difesa personale.

Dopo 30 anni di rinnovi, il titolare di un'autofficina interrata in una zona a rischio si è visto negare il porto di pistola per difesa personale.
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Agosto continua a tingersi di sentenze che destano qualche preoccupazione agli appassionati e ai possessori di armi. Nelle prime ore della mattinata di stamani il Tar del Piemonte, fresco di una sentenza sull’omessa custodia in relazione a un furto, ha detto di no al rinnovo del porto d’armi del titolare di un’officina che lo deteneva da oltre trent’anni. E le condizioni di lavoro non sono cambiate: l’officina si trova “all’interno di un’area interrata in luogo isolato e poco illuminato esposto a rischio anche in ragione della crescente microcriminalità”. E l’uomo aveva chiesto il rinnovo del porto di pistola per difesa personaleper la quotidiana disponibilità di rilevanti somme di denaro contante per l’acquisto di costosi pezzi di ricambio, per i compensi versati dai clienti e per la presenza di macchinari, materiali e autoveicoli anche di rilevante valore depositati per le riparazioni”.

Ma, dando ragione alla prefettura, il Tribunale amministrativo ha stabilito che nella situazione “non emerge un bisogno specificamente correlato né all’attività svolta come titolare di autofficina, né alla situazione ambientale della zona. Con la conseguenza che la valutazione ampiamente discrezionale dalla legge è rimessa all’amministrazione”. Che dopo più di trent’anni, e senza che le condizioni siano cambiate, ha deciso che non c’è più motivo perché il titolare dell’officina sia armato. E, per colmo, il Tar ha condannato l’uomo a pagare 1.000 euro di spese processuali.