Armi Magazine n. 2 febbraio 2019

Armi e sicurezza, qualche considerazione

Botti illegali e bombe carta per salutare il 2019? Ordinanze sindacali contro gli spray al peperoncino? Niente di tutto questo. Tra i numerosi argomenti di attualità, che avrebbero potuto imporre una riflessione da riportare su questa pagina, sembra doveroso farne più di una prendendo spunto dall’ultimo attentato terroristico di Strasburgo e (soprattutto) quanto ne è conseguito. Ministri che hanno consigliato di adottare giubbotti anti proiettili per visitare in sicurezza i mercatini di Natale, qualcosa che sinceramente non si era mai sentito; meno male che tale uscita infelice non è accaduta in Italia. Un uomo che tiene in scacco per giorni le migliori forze di polizia, scampando a diversi scontri a fuoco e riuscendo a beffare le forze speciali francesi per ben due volte in una stessa giornata. Persona nota alle forze dell’ordine e ritenuta pericolosa perché radicalizzata, ma che deteneva in casa armi da guerra e una notevole quantità di esplosivo. Dall’altra parte, come al solito, cittadini inermi e disarmati che soccombono impotenti: tra i quali, va ricordato, un giovane giornalista italiano, Antonio Megalizzi. Da noi si litiga, e si continuerà a farlo dentro e fuori le aule dei tribunali, su come dovrebbe essere una “difesa proporzionata”. I terroristi mirano alla testa, pace amen! L’evento cade nell’epoca post direttiva comunitaria sulle armi: non ci avevano detto che saremmo stati tutti più sicuri? Gli euroburocrati non ci avevano ammonito su quanto fosse urgente e doveroso intervenire proprio per fare fronte al terrorismo? Quasi tutti gli Stati europei si erano prostrati in modo acritico e servile, immolando tutto il comparto armiero in nome di una accresciuta sicurezza per i cittadini. Anche quelle nazioni, come la nostra, che già avevano un impianto normativo in materia di armi estremamente rigido e severo, impostato molto più sulle negazioni che sulle concessioni. Guai a dire “no grazie, noi siamo a posto così”; non solo abbiamo avallato immediatamente la direttiva armi ma, in sede di recepimento, le manine ministeriali l’hanno infarcita di ulteriori restrizioni, che neppure la severa Europa ci aveva chiesto o imposto. Ora, alla prima prova dei fatti, si scopre quanto inutilmente ribadito (più volte, fino alla nausea) in tutte le sedi, anche davanti alla Commissione. Dare giri di vite a tiratori e cacciatori non ha mai impedito ai terroristi di approvvigionarsi di armi e munizioni, solitamente da guerra, perché viviamo su mondi diversi. Il nostro è un mondo legale e alla luce del sole, dove tutto è regolato e controllato; il loro no. Vorrei sapere quanti di loro sono a conoscenza della direttiva armi, visto che non chiedono alcuna licenza, non si recano in armeria e non si allenano nei poligoni di tiro. Ci hanno detto che saremmo stati tutti più sicuri: l’ennesima bugia di una Europa che ha come unico disegno traslare l’economia dalla produzione reale, dal “fare”, alla finanza astratta e virtuale. Lì – probabilmente – sono bravissimi, mentre quando si parla di armi ai civili dovrebbero correre a nascondersi e vergognarsi. Vergognarsi di avere avuto l’arroganza di inviare in Commissione, in sede di audizione degli esperti della nostra materia, uno che ha proclamato l’assoluta pericolosità delle armi semiautomatiche rispetto a quelle da guerra (quelle che sparano a raffica, per capirci meglio). E di avere perseguito il fine – rendere dura la vita agli appassionati – con una serie di dati falsi su omicidi e suicidi con le armi da fuoco, e tutto il resto che chi ha seguito le vicende bene conosce. C’è chi dice che chi vince ha sempre ragione. Hanno vinto loro, ma siamo davvero più sicuri? Ovviamente no, ma lo sapevamo già.

Sarà bene rammentare tutte queste vicende, comprese le ultime intrise di dolore e tragicità, perché tra pochi mesi si vota per le elezioni europee, e credo che potremo assistere a qualche cambiamento sull’aria di un malcontento che (per fortuna) è abbastanza trasversale e non solo di pochi Paesi. Coloro che hanno voluto la direttiva armi, se rieletti torneranno alla carica per completare l’opera: mai lasciare le cose a metà. Propositi che sono drammaticamente chiari: imporre un valido motivo per poter detenere anche un solo modello di arma. Sei un olimpionico del tiro a segno? Ti sarà consentita una pistola, o una carabina, in calibro .22 Lr. Pratichi il tiro al piattello? Potrai avere un sovrapposto calibro 12; ma nel frattempo già si lavora per adottare una tecnologia laser che ridurrebbe questo avvincente sport in un videogioco. Scenari fantasiosi? Per nulla, se ricordiamo i proclami degli estensori della direttiva n. 477 prima maniera, che voleva la messa al bando di tutte le armi semiautomatiche. Credete che abbiano cambiato idea? Sarebbe meglio per tutti non scoprirlo.

Fabio Ferrari