La lunga strada verso il recepimento nazionale della Direttiva Armi

Recepimento nazionale della Direttiva Armi
Archivio Shutterstock / Emi Cristea

Dopo l’approvazione della Direttiva Armi in sede europea, comincia la disposizione delle forze in campo in vista del recepimento nazionale della norma comunitaria.

La lunga strada verso il recepimento nazionale della Direttiva Armi
Archivio Shutterstock / Emi Cristea

Anche se manca l’approvazione formale da parte del Consiglio, di fatto fa parte delle norme comunitarie. E ora il campo di battaglia si sposta al recepimento nazionale della Direttiva Armi. È anche per questo che le reazioni dei politici e dell’opinione pubblica di casa nostra possono fornire un barometro sensibile sul prossimo campo di battaglia. Considerando che ci sono 15 mesi di tempo. E che è praticamente certo che non sarà questo Parlamento a discuterla. Perché la fine della legislatura e le elezioni politiche si approssimano.

La destra all’opposizione

La Lega Nord resta sulle barricate, a partire dai massimi dirigenti che peraltro sono entrambi europarlamentari.
“Alla faccia della legittima difesa, con la scusa (ridicola!) di combattere il terrorismo islamico. È chiaro l’incipit di Matteo Salvini che sul tema rilancia la propria manifestazione a Verona il 25 aprile. “Anche oggi l’Europa preferisce i ladri, non le guardie. Legittima difesa, sempre e comunque” è il messaggio pubblicato su Facebook dal numero uno del Carroccio.
Eletto al Parlamento europeo è anche il vicesegretario federale Lorenzo Fontana che parla di “accanimento sugli onesti e di grazia per i delinquenti“. Fontana ritiene il testo “schizofrenico, che la Lega avrebbe voluto cancellare. Ma una Commissione fuori dalla realtà lo ha blindato, con il complice appoggio di Ppe e Socialdemocratici“.

E da destra arriva anche la contrarietà di Berlato (Fratelli d’Italia), consigliere regionale veneto noto per le sue battaglie a favore della caccia. “L’Europa miope continua a penalizzare i cittadini onesti e rispettosi delle leggi“. Berlato continua sottolineando che “ogni ingiusta penalizzazione a danno dei legali possessori di armi è una sconfitta di tutti“. E all’esponente veneto non sfugge il timing della legislatura: “Ora le modifiche dovranno essere recepite dagli Stati nazionali entro 15 mesi. Ci auguriamo nel frattempo di mandare a casa questo governo. Ed evitare poi che alle prossime elezioni vadano al potere forze politiche che sembrano schierarsi più dalla parte dei delinquenti che dei cittadini onesti“.

Particolare la posizione di Forza Italia. Gran parte degli eurodeputati si è adeguata alla disciplina di partito e ha votato in conformità al PPE. Ma la voce che si è più sentita è quella di Stefano Maullu che ha fortemente contrastato la legge in dissenso dal gruppo.

Soddisfatta l’area di governo

Sull’altro fronte si piazza Nicola Danti, esponente del partito che attualmente detiene la maggioranza relativa in entrambi i rami del parlamento italiano. L’eurodeputato del PD ritiene che “i controlli più stringenti e la messa al bando delle armi più pericolose, come quelle semiautomatiche, dall’uso civile” renderanno “molto più difficile che finiscano nelle mani sbagliate“. Danti però rassicura i propri concittadini che detengono legalmente delle armi. “Né i cacciatori né i tiratori sportivi italiani saranno toccati da questa nuova normativa, che anzi avvicina l’Europa all’Italia. Il nostro Paese ha già una legislazione assai più restrittiva di quella adottata dal parlamento europeo“.

Sulla stessa linea Herbert Dorfmann (Südtiroler Volkspartei) che ribadisce come la Direttiva non cambi niente per la legislazione italiana. “Non cambia niente anche gli Schützen“, i bersaglieri tirolesi che come armi da cerimonia hanno in dotazione dei fucili Mauser 98K. “Lo Stato potrà continuare ad autorizzarli a portare l’arma disattivata anche in assenza di licenza di porto d’armi“.