La storia del Colt Detective Special

Colt Detective Special

Nel 1927 Colt propose una versione con canna accorciata a due pollici del proprio modello Positive Special, basato su un telaio di tipo “medio-piccolo” e camerato per il .38 Special: da allora, pur con alcune modifiche esterne, questo revolver, battezzato Detective Special, è stato prodotto in oltre un milione e mezzo di esemplari fino al 1996, data della cessazione della produzione.

Il nome scelto chiariva la destinazione prevista, ossia quelle di un’arma da difesa adatta al personale di polizia in borghese e, di conseguenza, al normale civile armato. Da notare che alla Detective si affiancava la “Banker Special”, praticamente identica anche se caratterizzata da tamburo appena più corto e camerata per munizioni più compatte dello Special, ossia il solito .38 S&W e il versatile .22 Lr.

La nascita delle snub nose

La forma di questa tipologia di armi – vale a dire telaio di dimensioni identiche alle “full size”, ma canna cortissima – dette origine alla locuzione con cui vennero globalmente indicate: snub nose, traducibile con “naso appiattito”.

Alla snub della Colt, la S&W oppose, peraltro solo dopo una decina di anni, il modello Terrier basato su un telaio tipo “J” ma camerato di nuovo per il calibro .32 e il vecchio .38 S&W, per di più con capacità di soli cinque colpi, mentre poco dopo apparve la versione con canna da due pollici della Military & Police in .38 Special, quella che diventerà la Model 10 dopo la Seconda guerra mondiale.

Anche il .38 Special lavora con pressioni medio basse e grazie a nuovi tipi di acciaio e a specifici trattamenti termici è possibile avere tamburi di dimensioni ridotte, per intendersi sui 36 millimetri di diametro, in grado di contenere i classici sei colpi: sia la Detective che la M&P registravano, infatti, misure di questo componente praticamente identiche ma la prima, grazie a una meccanica differente e a un telaio più scarno, aveva dimensioni e peso inferiori, risultando più appetibile per un uso in borghese.

D’altra parte, la successiva S&W “Chief Special”, sempre in .38 Special e di dimensioni veramente ridotte all’osso ma con soli cinque colpi, apparve solo nel 1950 e da allora il dualismo Colt – S&W è diventato un “tormentone”, con fan di una o dell’altra: i punti di forza della Detective erano la presenza del sesto colpo, mentre la concorrente poteva vantare una meccanica più semplice e razionale e dimensioni un po’ ridotte, ma il punto dolente stava nel ridotto volume di fuoco.

Le quattro versioni

Le Colt Detective Special hanno visto varie “generazioni”: la prima, prodotta dal 1927 fino al 1946, la seconda dal 1947 al 1972, la terza dal 1973 al 1986 e una quarta, commercializzata solo per circa tre anni, dal 1992 al 1995. Ecco alcuni punti salienti della linea “evolutiva” della piccola snub.

Fino al 1933 l’impugnatura era di tipo “square”, praticamente quella standard della Positive Special a canna lunga: da questo anno in poi divenne arrotondata, migliorando la portabilità del revolver, pur rimando della stessa lunghezza.

Seconda serie

Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1946, furono apportate piccole modifiche costruttive come un diverso mirino e un estrattore più lungo, il pulsante di apertura liscio e cane con fitte rigature: si tratta della seconda generazione o “Second Issue”.

Nel 1966 l’impugnatura diventa finalmente più corta e ora le guancette avvolgono il lato inferiore: montando guancette ridotte all’osso, la portabilità di questi revolver diventa eccezionale.

Nel 1972-3 un’altra rivisitazione del progetto darà vita al “Third Issue”, immediatamente riconoscibile per la protezione dell’alberino di estrazione e il lungo mirino a rampa inclinata.

Terza serie

La terza serie terminerà nel 1986 e negli ultimi anni di produzione vedrà una modifica interna, alla forma del blocco automatico del cane. Ma la storia del Detective non terminò nel 1986 e sette anni dopo la Casa decise di riprenderne la produzione per un numero limitato di esemplari, identici al Third Issue a parte il ricorso a guancette in gomma della Pachmayr: ovviamente queste armi sono catalogate come “quarta serie”e, come per altri prodotti del periodo della Casa del cavallino, molti fanno notare finiture non all’altezza delle versioni precedenti.

Quarta serie

L’uscita di scena dei piccoli revolver della Colt ha lasciato l’amaro in bocca a molti appassionati e le pressanti richieste del mercato hanno poi indotto la Colt a riproporre la forma della Detective adottando però una nuova meccanica interna, tesa a ridurre le onerose lavorazioni manuali necessarie per quella originale e così nel giro di pochi anni sono stati proposti due revolver esteticamente molto simili all’“immortale” Detective che però non hanno avuto grande successo e dopo una fugace comparsa sono spariti in silenzio dai cataloghi: parliamo della Sf-Vi, con meccanica dotata di transfer bar, prodotta solo nel 1995-96 e della successiva  Ds-2, dove ovviamente la sigla stava per Detective Special, proposta dal 1997 al 1998 e camerata anche per il .357 Magnum.

L’idea era buona, ma evidentemente qualcosa non è andato per il verso giusto, eppure nel 2017 la Colt ci ha riprovato, proponendo un’arma dalle forme simili denominata di nuovo Cobra, una snub in .38 Special, stavolta con telaio in acciaio, attualmente ancora a listino.

Concludendo

Questi revolver si trovano abbastanza spesso tra l’usato delle armerie, a dimostrazione di un notevole successo di vendite nel nostro Paese negli anni passati; oltretutto sono quasi sempre in ottime condizioni, evidentemente acquistati per un’ipotetica difesa personale e poi lasciati in cassaforte.

Oggi, in pieno boom di polimeriche ad alta capacità la tipologia delle armi a rotazione ha perso un po’ di appeal, ma i piccoli snub della Colt sono ancora il top per finiture e cura costruttiva: possono essere oggetti da collezione, destinati a rimanere testimoni di un modo di costruire le armi con cura e molto lavoro manuale e possono ancora svolgere egregiamente il loro lavoro, ovviamente dopo avere verificato l’efficienza della percussione in doppia azione.

In definitiva, se trovate esemplari come quello fotografato, non fateveli sfuggire.