Travaglio: non più armi, ma giustizia più certa

Marco Travaglio
Fotografia Andreas Carter

In un editoriale il direttore de Il Fatto Quotidiano dice la sua sul tema armi-legittima difesa

In un editoriale su Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio dice la sua sulla legittima difesa e sulla necessità di riformare la custodia cautelare.
Fotografia Andreas Carter

Armarci tutti per sparare tutti non solo non risolve (vedi l’escalation di violenza negli Usa, il Paese più armato del mondo), ma aggrava il problema”. I casi di cronaca delle ultime settimane stanno infuocando l’opinione pubblica sul tema armilegittima difesa. E anche Marco Travaglio dice la sua nell’editoriale pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 4 aprile. Travaglio ritiene che sia sbagliato negare l’emergenza, ma che la soluzione non passi da una maggior diffusione delle armi. “Se il rapinatore ha il fondato sospetto che la vittima sia armata, spara per primo ed, essendo un professionista, ha la meglio. Viceversa, se la vittima è assicurata, non ha alcuna ragione per opporre resistenza e mettere a repentaglio la vita propria e altrui. Dunque è probabile che la rapina si concluda senza spargimenti di sangue”.

Il direttore de Il Fatto Quotidiano suggerisce dunque di modificare le norme sulla custodia cautelare e l’ordinamento penitenziario. Ciò non significa “che chi possiede il porto d’armi non abbia il sacrosanto diritto di sparare se vede minacciata la propria o l’altrui vita, o beni proporzionati”. Ma Travaglio ritiene che ciò sia già coperto dalla legge sulla legittima difesa adesso in vigore, già estesa nel 2006.