Il degrado, primo nemico del porto d’armi

Archivio Shutterstock / Valdas Vrubliauskas

Il Tar della Liguria ha respinto il ricorso di un cittadino di La Spezia al quale l’amministrazione ha intimato di sanificare l’appartamento.

È stato negato il porto d'armi al proprietario di un appartamento che secondo l'amministrazione violava le normali condizioni igienico-sanitarie.
Archivio Shutterstock / Valdas Vrubliauskas

No al porto d’armi se si vive in un’abitazione che non rispetta i minimi standard igienico-sanitari. Lo ha stabilito il Tar della Liguria respingendo il ricorso di un cittadino della provincia di La Spezia che si era visto negare l’autorizzazione della questura. Il motivo? “Lo stato di degrado dell’abitazione in cui il ricorrente vive sarebbe tale da determinare il venir meno dei requisiti psicofisici per detenere armi”.
I carabinieri e il sindaco di Monterosso al mare avevano ordinato lo smaltimento di non meglio precisati materiali presenti nell’appartamento e la sanificazione dello stesso. E l’immobile sarebbe dovuto rimanere inagibile fino al ripristino delle normali condizioni igienico-sanitarie. Peraltro, dopo la segnalazione dei carabinieri il ricorrente è stato ospitato in un appartamento comunale. Ed è stato nominato un amministratore di sostegno.

Di fatto, sostengono i giudici del Tar, chi non riesce a mantenere il proprio appartamento in condizioni dignitose non può garantire l’affidabilità necessaria per detenere un’arma. “I presupposti che legittimano la nomina di un amministratore di sostegno devono ritenersi idonei a costituire un indizio del pericolo di abuso delle armi”.