Progetto Fire, i risultati dello studio sulle armi

progetto fire pistola fumante
Archivio Shutterstock / Christopher Slesarchik

Il progetto Fire analizza i dati sul traffico illecito d’armi e sui reati commessi con armi da fuoco.

Il progetto Fire è arrivato alla sua conclusione. E all’Università Cattolica di Milano sono stati presentati i dati sulla lotta al traffico illecito di armi.

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Archivio Shutterstock / Christopher Slesarchik

All’interno della presentazione, Maria Mancuso ha fornito i dati sull’incidenza dei crimini commessi in Europea con armi da fuoco. La ricercatrice di Transcrime ha evidenziato un dato di 1.618 omicidi e 1.274 tentati omicidi tra il 2010 e il 2015. Il campione prende in considerazione gli omicidi perpetrati e tentati nei 28 Paesi dell’Unione Europea. Nella statistica rientrano sia gli omicidi commessi dalle forze dell’ordine, sia quelli in ambito familiare sia gli incidenti di caccia. Non è stato rilevato alcun collegamento col maggiore o minor controllo delle armi in Europa. L’arma più utilizzata è la pistola (45%), a cui seguono carabine (< 30%), fucili a canna liscia e revolver.

I dati sul traffico illegale d’armi

Il progetto Fire ha coinvolto anche alcuni studi sul traffico illegale d’armi su piccola, media e larga scala. L’esame ha riguardato infatti il traffico di una sola arma (poco meno di 2.000 casi), un range compreso tra una e nove armi (circa 1.100 casi) e infine 243 casi in cui si sono sequestrate complessivamente 12.980 armi. Dal progetto emerge che sono pochi i soggetti responsabili della maggioranza del traffico d’armi. Circa il 70% delle armi sequestrate appartiene infatti a meno del 10% degli arrestati. Le armi più sequestrate sono le pistole (circa il 35%) e, tra le armi lunghe, i kalashnikov nelle varie versioni.