Rilascio dell’immobile e omessa custodia di armi: la sentenza

Rilascio dell’immobile e omessa custodia di armi: coppia sotto sfratto, con scatoloni
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S’era trovato coinvolto in una procedura di rilascio non volontario dell’immobile: ha rischiato la condanna per omessa custodia di armi.

Il rilascio non volontario dell’immobile avviene di solito per due motivi: sfratto o pignoramento. Che accade se in quella casa sono detenute in modo diligente delle armi? Ancora una volta la Cassazione (sentenza 31589/2022) s’è dovuta occupare di un non problema; il fascicolo avrebbe dovuto essere archiviato all’istante nella fase delle indagini preliminari.

Secondo gli inquirenti e i giudici di primo grado (stento a crederlo) se si subisce una di queste procedure si ricade però in modo pressoché automatico nel reato di omessa custodia di armi; anche se la procedura di rilascio non è stata eseguita e le armi dimorano stabilmente in una cassaforte. Stando a tale ragionamento, ancor prima di mettere in vendita la casa vi dovreste preoccupare di trasferire le vostre armi in altro luogo idoneo evitando di trasgredire gli obblighi di diligente custodia; non bisogna peraltro trascurare il fatto che, essendo quell’immobile sottoposto a procedura di rilascio coattivo, il proprietario delle armi avrebbe dovuto trovare una diversa collocazione, tempestiva e legale.

Fra l’azione legale esecutiva o per sfratto e l’effettivo rilascio il detentore avrebbe avuto tutto il tempo (mesi, in alcuni casi anni) per venderle, consegnarle in deposito a un’armeria, organizzare lo spostamento del mezzo forte e del suo contenuto in altro immobile.

Una vicenda incredibile

La Cassazione scrive senza mezzi termini di «un’affermazione manifestamente illogica»; è infatti «riferita, per quanto è dato ragionevolmente evincersi dalla sintetica argomentazione a fondamento della decisione impugnata, a un evento, il rilascio coattivo dell’immobile (in favore, deve presumersi, del proprietario o di altro avente diritto), non ancora avvenuto». Il fascicolo penale ha dovuto migrare fino alla piazza dei Tribunali di Roma per concludere in modo coerente con la logica; tanto che non serviva neppure un giudice o un avvocato per eccepire che queste accuse sconclusionate non stavano in piedi.

È una vicenda incredibile, simile ad altre che abbiamo già riportato; continueremo a farlo, perché non ci rassegniamo a considerare i legali detentori di armi colpevoli a prescindere.

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