Mercato delle armi e morti accidentali, polemiche sullo studio di Science

Gun market
© WKanadpon / Shutterstock.com

Uno studio della rivista mette in relazione l’aumento della vendita di armi negli Stati Uniti con il maggior numero di decessi per cause accidentali.

Si discute sullo studio della rivista Science che collega il maggior numero di armi vendute con l’aumento delle morti accidentali per armi da fuoco.
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Lo studio è stato pubblicato alla fine della scorsa settimana e fa già discutere. Perché, e non solo in America, anche solo toccare il tema apre un dibattito infinito. Se poi i criteri utilizzati non sono oggettivissimi be’, è chiaro che la situazione si complica un bel po’. Gli addetti ai lavori e il mondo degli appassionati si stanno accapigliando sullo studio della rivista Science che ha messo in relazione il maggior numero di armi vendute negli Stati Uniti con la crescita dei morti per incidenti con pistole e fucili. Lo studio prende in considerazione i mesi successivi alla strage della Sandy Hook e nota come la vendita di 3.000.000 di armi in più si sia svolta in parallelo a un incremento complessivo del 27% delle morti accidentali per armi da fuoco.

Le critiche, alcune delle quali ospitate sulle colonne della stessa rivista, si appuntano su tre diversi ordini di problemi. Innanzitutto una questione concettuale, ossia la fallacia nota come “post hoc ergo propter hoc”: il fatto che un evento segua cronologicamente un altro non sta a significare che ne sia necessariamente causato. In secondo luogo la raccolta dei dati: non essendo disponibili banche dati ufficiali sulla vendita di armi negli Stati Uniti, i ricercatori hanno considerato come indicatore il numero dei background check, ossia dei controlli sui precedenti penali, dei potenziali acquirenti.

Chi mette in discussione le conclusioni dello studio di Science contesta infine l’improbabilità che a un incremento di 3.000.000 di armi, pari a circa l’1% delle pistole e dei fucili presenti sul territorio americano, corrisponda un aumento delle morti per incidenti con armi da fuoco del 27%. I ricercatori rispondono però che la cosiddetta maggior esposizione alle armi non comprende soltanto l’aumento delle armi effettivamente a disposizione, ma anche la propensione a sparare più facilmente in seguito a un evento che comporta un carico emotivo rilevante.