Tiro a volo: migliorare le proprie capacità venatorie in 5 mosse

Fair Carrera Sporting
Il Fair Carrera II Sporting in cal. 12. Lo Sporting sta appassionando sempre più i cacciatori, per quel tentativo (riuscito) di poter utilizzare anche il fucile con cui normalmente si esce a caccia sulle pedane di un impianto, con i piattelli che simulano il volo dei diversi selvatici
Fair Carrera Sporting
Il Fair Carrera II Sporting in cal. 12. Lo Sporting sta appassionando sempre più i cacciatori, per quel tentativo (riuscito) di poter utilizzare anche il fucile con cui normalmente si esce a caccia sulle pedane di un impianto, con i piattelli che simulano il volo dei diversi selvatici

Il tiro a volo rappresenta una soluzione comoda ed economica per migliorare la propria attitudine venatoria (o per mantenerla allenata) quando la stagione di caccia è chiusa. Analizziamo le specialità più popolari, ciascuna delle quali offre caratteristiche diverse ma utili al cacciatore

Può il tiro a volo aiutare il cacciatore a raggiungere una maggiore abilità nel colpire il selvatico? La risposta è certamente affermativa, suffragata ormai da oltre un secolo di pratica. E dalla stessa origine dell’evento sportivo che, nelle intenzioni dei suoi inventori, andava a sostituire prima con oggetti vari, poi con un piattello in terracotta, l’animale vivo che veniva utilizzato nel tiro al piccione. Questa attività, le cui radici affondano addirittura nel diciannovesimo secolo con l’apertura del primo Pigeon Club nel Regno Unito (1857) fu molto popolare fintanto che l’evolversi di una coscienza ecologista (e i costi della sua pratica), la resero non più praticabile. Alcuni eventi del tiro al piccione sono però entrati nella storia, come i 935 piccioni (su 1.000) che il marchese Luigi Torrigiani colpì in poco più di sette ore presso lo storico impianto di tiro della Cascine, a Firenze nel 1899. Da segnalare che, al tempo, era usanza destinare i capi abbattuti ai bisognosi. Nel 1900 il tiro a volo, stavolta su piattello, fece la comparsa ai Giochi Olimpici di Parigi, sia pure come sport facoltativo. E ha continuato ad animare il programma delle Olimpiadi fino ai nostri giorni, aggiungendo alla specialità originaria (Trap o fossa olimpica) altre due: Skeet e Double trap. Nell’ottica della semplificazione dell’evento, quest’ultima sarà sostituia ai prossimi Giochi da un evento misto maschile-femminile di Trap.

Le differenze tra Trap, Skeet e Double Trap

Le tre specialità che si possono praticare sui campi di tiro presentano notevoli differenze. Nel Trap, i tiratori sparano su una linea di tiro rettilinea posta parallelamente a quindici metri dietro la fossa in cui si trovano le macchine lanciapiattelli, alternandosi su cinque pedane diverse. A ognuna delle cinque pedane corrispondono tre macchine lanciapiattelli (per un totale di quindici) e una roulette automatica stabilisce la successione dei lanci. Questo elemento rappresenta la difficoltà per il tiratore che, pur conoscendo il tempo di uscita del piattello, deve intercettarne la direzione che può variare, sul piano orizzontale, di 90° e la sua altezza, a dieci metri di distanza dalla fossa, da un metro e mezzo fino ai tre metri e mezzo. Nello Skeet, il tiratore spara spostandosi su otto pedane, situate lungo un semicerchio dal raggio di 19,20 metri, alle cui estremità sono collocate, in due cabine, le macchine lanciapiattelli. In questo caso il tiratore conosce altezza e direzione dei piattelli, che vengono lanciati dalle macchine sempre nello stesso modo, e l’elemento di difficoltà è rappresentato dalla diversa posizione del tiratore rispetto alle macchine lanciapiattelli, dal tempo del lancio e dalla possibilità di sparare un solo colpo per piattello. Il Double trap, infine, si differenzia dal trap perché vengono lanciati due piattelli per volta. Questa specialità prevede che i tiratori, alternandosi su cinque pedane, intercettino due piattelli lanciati simultaneamente con traiettoria fissa. Anche in questo tipo di specialità il piattello si allontana dal tiratore che conosce, per ogni pedana di tiro, quale sarà la coppia di piattelli e la loro traiettoria. Le macchine lanciapiattelli sono tre per ogni campo e i loro abbinamenti di lancio sono predeterminati. I lanci vengono prestabiliti in un raggio di trenta gradi sul piano orizzontale e la loro altezza varia, ad una distanza di dieci metri dalla fossa, da tre metri a tre metri e mezzo.

Dall’elica allo Sporting

La storia della disciplina indica come il tiro a volo sia stata spesso attività propedeutica al tiro di caccia e, in senso inverso, come molti tiratori di successo siano approdati allo sport dalla pratica venatoria. Non è un caso che la grande scuola toscana affondi le radici in un territorio in cui la caccia è tradizionalmente molto pratica. Ma il tiro a volo può essere considerata anche una piacevole attività per chi, in stagione di caccia chiusa, desideri migliorarsi o più semplicemente divertirsi sparando qualche colpo su bersagli che simulino la selvaggina. È così che negli anni Sessanta del secolo scorso è nata la disciplina del tiro all’elica, dove il piattello è equipaggiato con un’elica che ne determina un volo erratico e imprevedibile, proprio come può essere quello della selvaggina più scaltra. Successivamente sono nate due ulteriori specialità più dinamiche, il Compak Sporting (chiamato Percorso di Caccia in pedana) e lo Sporting (Percorso di Caccia itinerante). Il Compak Sporting è un’attività tiravolistica d’impianto tradizionale che si svolge su pedane di fossa olimpica o universale, muovendosi da una piazzola all’altra. Lo Sporting è invece un’attività “di movimento” su piazzole disposte in ambiente naturale con scenari, bersagli e traiettorie sempre differenti. Entrambe queste specialità, che si possono realmente definire una via di mezzo tra la caccia e il tiro a volo, hanno conquistato molti appassionati per il loro dinamismo e la possibilità di utilizzare le stesse armi impiegate a caccia, rappresentando quindi un ottimo mezzo per esercitarsi al tiro, migliorare i propri tempi di reazione e interiorizzare quei movimenti che, a caccia, devono risultare istintivi.

Allenarsi in pedana

A seconda della specialità scelta, il tiro a volo facilita l’acquisizione della tecnica per tiri su bersagli in rapido movimento e permette al cacciatore di familiarizzare sia con il tiro istintivo di stoccata sia con quello più meditato, definito di accompagnamento. Riproducendo quindi, artificialmente ma sempre all’aria aperta e con lo sparo, le condizioni di caccia alla diversa selvaggina, migratoria o stanziale. L’allenamento sul bersaglio in terracotta aiuta in particolare a interiorizzare il calcolo dell’anticipo, che deve entrare nel bagaglio più istintivo di ciascun cacciatore. In pedana, inoltre, il cacciatore che si voglia mettere in gioco e migliorare o tenere allenate le proprie abilità, potrà contare sul consiglio dei tanti esperti che frequentano il campo di tiro e si dimostrano quasi sempre prodighi di consigli. Non potrà migliorare solo il “senso del selvatico”, per acquisire il quale è indispensabile l’attività venatoria.