Sul porto di pistola fuori servizio il sindacato dei carabinieri scrive al governo

Sul porto di pistola fuori servizio il sindacato dei carabinieri scrive al governo
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Il Sindacato indipendente dei carabinieri si rivolge ai ministri della Difesa e dell’Interno chiedendo che si completi la revisione della normativa sul porto di pistola consentito agli operatori di pubblica sicurezza fuori servizio.

Senza l’adozione del regolamento attuativo e la modifica del regio decreto 635/40, quello d’esecuzione del Tulps, persiste «un’evidente discrasia tra la volontà legislativa e l’effettiva applicazione della norma», e dunque «una situazione d’incertezza, che continua a gravare sugli operatori di polizia […] chiamati quotidianamente [ad agire] anche in contesti di rischio senza poter contare su un quadro chiaro, uniforme e definitivamente consolidato»: così scrive Luigi Crocifisso Pettineo, segretario generale del Sindacato indipendente dei carabinieri, nella lettera inviata a Guido Crosetto e a Matteo Piantedosi, ministri della Difesa e dell’Interno (per conoscenza l’ha ricevuta anche il comandante generale Salvatore Luongo), ai quali chiede un intervento rapido dopo l’approvazione della legge (è quella che ha convertito il decreto sicurezza) sul porto di pistola fuori servizio .

Anche se la legge dà al governo tempo un anno dallo scorso giugno, agire rapidamente è necessario perché «la tutela delle condizioni di lavoro, della sicurezza e dell’incolumità personale [degli operatori di polizia] incidono direttamente sulla capacità di garantire l’ordine e la sicurezza pubblica a tutela dei cittadini», e dunque «sul servizio istituzionale reso alla collettività».

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