Agricoltura intensiva e selvaggina nobile stanziale: il convegno di Bruxelles

Lepre e fagiano cacciati
© Anneka

FACE ha reso note le posizioni e le conclusioni emerse nel corso del convegno “Politiche agricole comunitarie: è l’Armageddon per lepri e fagiani?”, dedicato allo stato di salute della selvaggina nobile stanziale in Europa.

lepre e fagiano cacciati, deposti su tavolo: selvaggina nobile stanziale in EuropaLe politiche agricole comunitarie sono strettamente legate allo stato di salute della selvaggina nobile stanziale in Europa. Si sa, l’agricoltura intensiva interviene pesantemente su habitat, disponibilità di insetti e qualità del cibo. È per parlare di questo, e tentare di salvaguardare la selvaggina nobile stanziale in Europa, che FACE ha organizzato un convegno al parlamento di Bruxelles coinvolgendo eurodeputati, rappresentanti della Commissione, delegati delle associazioni venatorie e portatori d’interesse. E, a qualche giorno dall’evento, titolato significativamente “Politiche agricole comunitarie: è l’Armageddon per lepri e fagiani?”, ne ha reso noti i punti salienti e le conclusioni. Che, come di consueto, mettono in luce come non si possa mai prescindere da una valutazione sulle risorse economiche da destinare ai diversi capitoli di spesa. La base della politica, di fatto.

Ripensare l’agricoltura per salvare la selvaggina nobile stanziale in Europa

Oliver Diana, della direzione generale Agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea, ha sottolineato la necessità di far viaggiare affiancati i metodi dell’agricoltura sostenibile e l’aggiornamento della legislazione sull’ambiente. A partire dal 2020, è l’auspicio, si parlerà di “architettura verde” alla base delle politiche agricole comunitarie, che devono necessariamente tenere conto anche dei cambiamenti climatici. Non sarà possibile andare verso una rinazionalizzazione delle politiche agricole; ma, all’interno del quadro comunitario, l’Europa potrà concedere maggiori flessibilità e sussidiarietà ai Paesi membri.

Per Klaus Hackländer, dell’Università di Vienna, ci vuole un deciso cambio di strategia. È necessario che almeno il 5% del territorio agricolo sia destinato ad aree «di vera biodiversità». Solo così si può pensare di salvaguardare la selvaggina nobile stanziale in Europa.

CopaCogeca è l’associazione di categoria degli agricoltori a livello europeo. Oana Neagu, che ne è il direttore generale, ritiene le future politiche agricole dell’Unione una buona opportunità per il miglioramento della situazione, a patto che non si riduca il budget comunitario destinato al supporto delle attività agricole e che i nazionalismi siano contenuti. Sulle risorse ha insistito anche Ariel Brunner, responsabile della policy di Birdlife: non si può più prescindere dallo stanziamento di fondi dedicati alla biodiversità.

Germania ed Europa

In modo specifico sullo stato della selvaggina nobile stanziale in Germania è intervenuto Werner Kuhn, esperto di biodiversità. L’utilizzo dell’agricoltura intensiva, ha messo in luce Kuhn, ha drasticamente ridotto lo spazio destinato alle specie selvatiche. E ciò ha portato a un drammatico declino, innanzitutto numerico, di lepri, pernici, allodole e fagiani. Non ha senso puntare tutto sulla burocrazia e le sanzioni. Bisogna che l’Unione europea, afferma Kuhn, riesca a lavorare in concreto per il mantenimento degli habitat basandosi sul principio della conservazione della biodiversità.
I cacciatori, fa sapere FACE, si sono detti pronti a collaborare con le istituzioni europee e i portatori di interesse perché siano sviluppare nuove politiche agricole comunitarie che promuovano davvero la biodiversità e tutelino lo stato di salute della selvaggina nobile stanziale in Europa.