Beretta verso l’eliminazione del cromo dalla produzione di armi

Beretta verso l’eliminazione del cromo dalla produzione di armi: Franco Gussalli Beretta
Franco Gussalli Beretta

La Beretta ha fatto sapere a che punto sia il progetto Cromozero, finalizzato a eliminare il cromo dalla produzione di armi.

Un po’ come il piombo: l’Europa ha deciso che l’impiego del cromo nell’attività manifatturiera debba via via ridursi fino a essere completamente eliminato (obiettivo 2024), e dal 2021 la Beretta ha lanciato il progetto Cromozero per mantenere costanti gli standard della produzione di armi utilizzando una tecnologia che per il rivestimento interno delle canne garantisca prestazioni analoghe. L’adesione al programma Life Ue, al quale ha partecipato con Csmt come partner istituzionale e con Duralar Italia, azienda specializzata nei trattamenti superficiali innovativi, ha portato in dote 1,75 milioni di euro.

Da qui è nato il progetto basato sulla tecnologia Plasma enhanced chemical vapor deposition, per la deposizione del trattamento Diamond like carbon, ad aggregati d’atomo di carbonio; così ottenuti, i rivestimenti senza cromo possono essere deposti ad alta velocità e garantiscono ottima adesione, sia visivamente sia ai test di graffio, resistenza alla corrosione e spessore uniforme.

Emissioni ridotte

Dallo scorso aprile è in funzione il nuovo impianto di deposizione presso la sede della Duralar; più piccolo di quello che utilizzerà la Beretta per l’effettiva produzione (previsione 2024) e comunque capace di lavorare cinque canne per volta, sarà utile a migliorare le performance del rivestimento. «Il processo permetterà alla Beretta sia d’eliminare i metalli pesanti nocivi come il cromo nelle acque industriali reflue che oggi devono essere trattate per 115 tonnellate ogni anno» ha notato Franco Gussalli Beretta, presidente e amministratore delegato della Beretta, «sia di risparmiare più di 22.000 metri cubi di acqua, 60.000 kWh di potenza e 354 tonnellate di anidride carbonica equivalente».

Questi rivestimenti non hanno alcun impatto sulla salute degli operatori e dell’ambiente. «Utilizzano solo gas inerti come acetilene, argon e azoto» spiega Vincenzo Maffi, process engineering manager della Beretta. «La parte dei gas d’alimentazione non consumati durante la deposizione viene opportunamente catturata e dissociata». In altre parole «le emissioni nell’aria e nell’acqua sono prossime allo zero».

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