Commento alla sentenza del Consiglio di Stato sulla detenzione di munizioni

Commento alla sentenza del Consiglio di Stato sulla detenzione di munizioni
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“Mancano le parole”: ecco come Fabio Ferrari commenta la sentenza del Consiglio di Stato sulla detenzione di munizioni.

Leggo ora la sentenza del Consiglio di Stato sulla detenzione di munizioni. Sono incredulo e basito: davvero doveva intervenire il massimo organo amministrativo per stabilire che la denuncia di munizioni non deve contemplare la marca e che, nel caso il detentore cambi marca, non è necessario ripetere la denuncia?

Da quanto è dato leggere: hanno revocato le licenze ed emesso un divieto ex articolo 39 Tulps a un appassionato perché hanno riscontrato che costui deteneva munizioni di marca differente rispetto a quanto denunciato. Va sottolineato intanto che la denuncia di munizioni non deve indicare la marca ma solo calibro e quantità: qui la vicenda sconta un errore di fondo e mai il detentore avrebbe dovuto indicare ciò che la legge non richiede.

Quindi, per farla breve, se l’è cercata – sottostando a richieste non legittime. A chi potrà mai interessare se detengo 100 colpi 9×21 della Sellier & Bellot invece che della Magtech o della Fiocchi? Mancano le parole per commentare.

Due appunti finali

Capita sovente che per motivi esclusivamente commerciali (sconti, problemi di fornitura, campagne promozionali) le armerie facciano scorta di determinate munizioni di marca differente a quello che avevano a magazzino fino al giorno prima. Secondo i verbalizzanti questo dovrebbe comportare (per i detentori) l’obbligo di ripetere le denunce. Ma quando mai? Evidentemente i verbalizzanti hanno commesso un grosso errore. Ci può stare; la cosa grave è che prefettura, questura e Tar hanno avallato tale errore. Questo è meno digeribile e fa capire fino a che punto siamo arrivati quando si devono disarmare a ogni costo i detentori di armi.

Due appunti finali.

  1. La vicenda è nata a Reggio Emilia, posto evidentemente sfortunato per gli appassionati di armi visto che colà è nata l’iniziativa contro i collezionisti, ora emigrata verso Padova.
  2. Le spese dei due gradi di giudizio (Tar + Consiglio di Stato) sono state compensate: quindi nessuno rimborserà le migliaia di euro spese dal malcapitato per avere giustizia.

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