Gabrielli sul G8, altre polemiche sulle responsabilità della polizia

Gabrielli G8

In un’intervista a Repubblica il capo della polizia torna sul G8 del 2001 con parole durissime. Il Sap risponde.

In un'intervista a Carlo Bonini di Repubblica, il capo della polizia Franco Gabrielli torna sulle responsabilità del G8 di Genova. Il Sap risponde.
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«Il G8 di Genova fu una catastrofe». Nelle ultime ore stanno facendo rumore le parole di Franco Gabrielli, capo della polizia, che si è così espresso in un’intervista rilasciata a Carlo Bonini di Repubblica. Gabrielli ritiene falso «che nell’accertamento della verità giudiziaria abbia influito una magistratura ideologizzata. La polizia italiana non è stata perseguitata. Allo stesso tempo, i processi penali non hanno potuto scrivere una parola decisiva: a questo tipo di processo sfuggono quelle che io definisco responsabilità sistemiche. Motivo per cui Diaz è diventata capro espiatorio, e pochi ricordano Bolzaneto. Dove, lo dico chiaro, fu tortura. Ma se vogliamo storicizzare il G8, non penso che il singolo agente possa funzionare da fusibile per il sistema. Dobbiamo parlare anche del dirigente o del funzionario». E afferma che Gianni De Gennaro, attuale presidente di Leonardo (ex Finmeccanica) e all’epoca capo della polizia, avrebbe dovuto dimettersi all’indomani dei fatti.

Tonelli: «Il cittadino onesto non è il centro del sistema»

«Mi dispiace che il capo della polizia si sia prestato al gioco del quotidiano che non ha grande simpatia per le forze dell’ordine. Io non lo avrei fatto. È un episodio accaduto in un contesto di vera e propria guerra; non voglio giustificare, ma non si può vedere il fenomeno solo in una prospettiva». Interpellato da Intelligonews, Gianni Tonelli, segretario del Sindacato autonomo di polizia, commenta così le parole di Gabrielli. Secondo Tonelli il numero uno della polizia «avrebbe potuto dire che avrebbe fatto una denuncia per tortura, ma se poi si è trattato di tortura vera lo avrebbero detto i magistrati. Invece che del G8 avrebbe dovuto parlare degli aspetti assolutamente inaccettabili della legge sulla tortura che va contro i suoi uomini». Il segretario del Sap ritiene la legge «un manifesto ideologico contro le forze di polizia al fine di inibirne l’attività, e non punisce il reato di tortura. Il cittadino onesto non è il centro del sistema, ormai lo sono i delinquenti. La brava gente deve caricarsi l’onere di tollerarne i comportamenti infausti. Al punto tale che viene censurata qualsiasi attività di legittima difesa».