In principio era la 34: le piccole e medie pistole di Beretta

Beretta Pico
Dopo il passaggio dal 6,35/.22 LR al .32 ACP, le “piccolissime” sono state ulteriormente rivisitate per consentire l’utilizzo della .380 ACP

Dopo aver parlato delle piccole e medie Beretta nello scorso numero di Armi Magazine partendo dalla Modello 34 fino al Modello 70, proseguiamo il nostro cammino con la Modello 90 fino all’attuale Nano, lanciando un’occhiata sull’immediato futuro

Beretta da storia
In questa foto è riassunta l’evoluzione delle Beretta con chiusura labile ed azione mista perché dall’alto in basso vediamo 90, 20 e 85FS.

Le 70 sono state armi di grande successo, ma Beretta non poteva non avere a catalogo una tascabile ad azione mista; la fece realizzare alla sua filiale romana, che mise a punto la Modello 90: arma all’avanguardia per l’epoca della progettazione (aveva anche la canna inossidabile), ben progettata e ben costruita, ma con un difetto di base che ne ha precluso il successo: era stata disegnata intorno alla 7,65 Browning e non poteva essere adattatata alla 9 Corto a meno di una completa riprogettazione. Nella prima metà degli anni 70 a Gardone decisero che era arrivata l’ora di un ritorno al futuro, realizzando una semiautomatica tascabile bifilare completamente nuova. Sono così nate le due bifilari ad azione mista 81 e 84, 7,65 Browning la prima, 9 Corto la seconda. La famiglia che fa capo alle 81-84 inizia a essere commercializzata nel 1976 e alle bifilari furono ben presto affiancate le varianti monofilari 81 (7,65Br) e 85(9 Corto) che, come le altre vennero in seguito dotate di sicura al percussore prendendo il suffisso B.

Beretta Pico
Dopo il passaggio dal 6,35/.22 LR al .32 ACP, le “piccolissime” sono state ulteriormente rivisitate per consentire l’utilizzo della .380 ACP

Queste prime varianti con suffisso B rimasero poco in produzione per essere sostituite dalle BB che si possono considerare le versioni definitive delle centerfire con sicura selettiva e si differenziano dalle B per le mire con riferimenti bianchi, il passo degli intagli di presa e alcune modifiche di dettaglio interne. Il passo successivo nell’evoluzione delle tascabili Beretta a chiusura labile è stato costituito dalla versione F, caratterizzata dalla finitura Bruniton, la cromatura di anima e camera di cartuccia, la guardia paragrilletto squadrata e il diverso impianto del sistema di sicura, sempre dotato di doppia leva (una per lato), ma interamente riprogettato per consentire l’abbattimento del cane e la disconnessione della catena di scatto.

Beretta Pico Shot
”. La Pico non è ancora disponibile in Italia, l’ho vista e smontata negli USA, ma non ci ho mai potuto sparare

La variante F si può considerare un’evoluzione della serie 81/84 secondo parametri “maturati” con la 92F e, in effetti, su una pistola con singola e doppia azione la sicura abbatticane costituisce un deciso passo in avanti, consentendo il disarmo del cane in assoluta sicurezza e, nel caso delle serie 81F/84F, accorciando la doppia azione per lo sparo del primo colpo. Disarmando il cane con la sicura abbatticane, la faccia dello stesso resta distaccata dalla testa del percussore (eliminando così tutti i rischi connessi con urti sulla testa del cane), che è comunque sempre bloccato dalla sua sicura automatica, che si disinserisce solo quando si è prossimi allo sgancio dei piani di contrasto. Il cane “scostato” dalla testa del percussore non può avanzare in nessun modo e la corsa in doppia azione risulta ridotta rispetto a quella che si avrebbe col cane a poggiare sulla testa del percussore. Se a questo aggiungiamo l’eccellenza della doppia azione Beretta (tipica tanto delle 81/84 come delle 92), si comprende come queste tascabili possano esplodere il primo colpo in modo fulmineo con elevata probabilità di andare  a bersaglio. Le 81F/84F sono poi divenute, attraverso modifiche di dettaglio in pratica non visibili se non smontando l’arma, 81FS e 84FS; lo stesso percorso è stato seguito dalle 82FS e 85FS.

Beretta Fuoco
Una semiautomatica come la 85FS si estrae, impugna e gestisce meglio di una micropistola dello stesso calibro; non ha le stesse doti di occultabilità e di leggerezza

Sul mercato italiano le versioni 7,65 Browning delle F ed FS non sono mai state offerte e proprio per il mercato italiano Beretta sviluppò la 83F, in pratica una 85F con un colpo in meno nel caricatore e qualche millimetro in più di canna. Bizzarrie della catalogazione e con l’avvento della 85FS, consentita anche ai “civili” dello Stivale, la 83F è rimasta di fatto una curiosità per i collezionisti.

Le tascabili oggi

Beretta Storico
Le “medie” Beretta a chiusura labile sono state per decenni tutte a singola azione e solo con la Modello 90 (in basso), che per alcuni anni ha affiancato le 70 (al centro), si è tentata la strada di una semiautomatica ad azione mista radicalmente diversa dalle altre tascabili Beretta.

L’offerta Beretta nel campo delle “tascabili” per il mercato italiano è oggi ristretta alle 84FS ed 85FS, con la seconda che essendo monofilare non sente la concorrenza delle compatte bifilari 9×21, oggi tanto di moda, che hanno ridotto la richiesta delle bifilari 9 Corto, un tempo le più gettonate. In effetti, la 85FS (vedi ottobre 2011 di Armi Magazine) è una vera classica tascabile e a dispetto dell’avvento delle minipistole 9 Corto e delle supercompatte 9×21 (9 Luger all’estero) mantiene una sua ragion d’essere in un settore ben poco presidiato da modelli moderni perché meno à la page delle micro .380 ACP e delle mini 9×21 (9 Luger). Per chi vuole il massimo della potenza nel minimo dell’ingombro e del peso, Beretta propone da tempo la Nano 9×21, nata negli Usa dove ha raccolto grande successo, e disponibile in Italia dai primi mesi del 2013; non ci soffermiamo su questa pistola perché trattata sul numero di giugno 2013 della rivista.

5-Beretta-DA-storia
In questa foto è riassunta l’evoluzione delle Beretta con chiusura labile ed azione mista perché dall’alto in basso vediamo 90, 20 e 85FS.

Per completare queste note accenniamo alla Beretta 86 del 1985, di fatto una sorta di 85BB con canna basculante che, travolta dal successo dei modelli “convenzionali” col suffisso F ed FS, è oggi di interesse collezionistico. Maggiore successo hanno riscosso le rimfire 87 e 87BB, offerte con canna da 97 e 150 mm (più raramente) che sono però state abbandonate in favore dell’evoluzione “da tiro” costituita dalla 87 Target, e dalla successiva 89 che hanno ripercorso la stessa strada seguita a suo tempo con la 76. Forse, ma è solo una supposizione di chi scrive, le 87 sono state “eliminate” perché essendo prevalentemente armi da plinking e piccola caccia (negli Usa) si è ritenuto che il loro ruolo potesse essere svolto al meglio dalla Neos: .22LR d’impostazione “americana” sviluppata da Beretta Usa e destinata al tiro informale, al plinking e alla piccola caccia. Forse le leggi del mercato hanno dato ragione a chi ha voluto eliminare le 87 dal listino Beretta, ma quelle rimfire garantivano un’affidabilità incredibile per essere delle tascabili (la variante con canna da 150 era per il resto identica a quella con canna da 97) e personalmente le rimpiango. Beh, non troppo visto che ho una vecchia 87 con la quale ho macinato un numero imprecisabile di .22LR senza il minimo problema, da cui non mi separerò mai… proprio come con la 948 e la 74. Anch’esse funzionavano impeccabilmente sempre e comunque.

Da Armi Magazine Maggio 2014 di Vittorio Balzi

Ringraziamo per la collaborazione l’armeria BM di Viareggio (www.bmarmi.it)

Le Medie 9 Corto

L’offerta attuale delle “medie” Beretta a chiusura labile per il mercato italiano prevede il solo calibro 9 Corto ed è articolata sulla bifilare 84FS e sulla monofilare 85FS;

Beretta 84F e 85F
Dall’alto, le Beretta 84F e 85F

quest’ultima è una vera tascabile e presidia un segmento di mercato poco sexy, ma assai interessante sul piano funzionale perché risponde a un’esigenza che è esistita in passato, esiste oggi ed esisterà domani: quella della medio-piccola a chiusura labile, semplice, affidabile e utilizzabile da chiunque. La bifilare 84FS risente più della monofilare della concorrenza delle compatte a chiusura stabile, ma come arma da difesa abitativa o anche da porto per l’utente “qualunque” ha ancora parecchio da dire. Semplicità, affidabilità, sicurezza, controllabilità, scatti sono tra le carte vincenti di queste armi “mirate” all’uso di difesa personale da parte di “chiunque”, ma che possono interessare pure gli “specialisti” meno attenti alle mode e più interessati alla sostanza.Beretta 9 corto Come su tutte le Beretta, l’affidabilità è semplicemente ai massimi livelli, anche con armi un po’ “neglette” e quale che sia la cartuccia di fabbrica utilizzata, indipendentemente dal livello di caricamento e dal tipo di proiettile. Le armi non dovrebbero mai essere “neglette”, ma la realtà delle cose ci dice che molti, troppi utenti, “dimenticano” ben più del dovuto la manutenzione della pistola lasciandola a dormire per anni in un cassetto o portandola addosso senza pulizia e lubrificazione periodiche. Lubrificazione assente, depositi parassiti di ogni genere, caricatori tenuti pieni per una vita senza preoccuparsi della compressione delle molle e dello stato del munizionamento; i maltrattamenti subiti dalle armi da difesa sono tanti, le medie Beretta ne sopportano parecchi senza conseguenze; se si insiste troppo anche queste pistole possono entrare in crisi, ma lo faranno dopo altre dello stesso tipo o di tipologie affini.

Tascabili e dintorni: 85FS, Nano, Tomcat

L’offerta Beretta per il mercato italiano delle “piccole e medie” è costituta dalla tascabile 85FS monofilare 9 Corto, dalla micropistola Tomcat 7,65 Browning e dalla sub-compatta Nano 9×21 con chiusura stabile e fusto in polimero.
Tomcat e 85FS hanno parecchie cose in comune, non solo la chiusura labile, e costituiscono il punto di arrivo di una parabola che copre decenni.Il family feeling tra le due pistole è del tutto evidente, come è evidente quello tra la 34 e la 85FS e tra la 3032 e la 950; questo non significa certo che le armi di produzione attuale debbano essere considerate come derivate dirette dei modelli primigeni, significa invece che tanto la Tomcat come la 85FS sono armi moderne e attuali dall’impostazione tradizionale perché nella loro realizzazione si è fatto tesoro delle esperienze del passato e dei bisogni degli utenti. Anche la Nano deriva dall’identificazione di bisogni dell’utenza (per la Nano e la Tomcat l’utenza di riferimento è quella Usa dei titolari di concealed carry permit); è “di plastica” e d’impostazione completamente differente da quella di precedenti modelli Beretta, ma un occhio allenato può notare come nella sua realizzazione sia ben presente l’influsso del know-how aziendale