Numerosi fronti aperti per la caccia in Abruzzo

Numerosi fronti aperti per la caccia in Abruzzo
Archivio Shutterstock / Erni

La Federcaccia chiede una modifica del calendario venatorio per la migratoria, le associazioni degli agricoltori reclamano il rimborso dei danni da selvaggina. E la Regione tenta di mediare

Caccia in Abruzzo: migratoria, danni da selvaggina, cinghiali, agricoltori, politica. E calendari venatori. Ci sono tutti gli ingredienti classici nella fine dell’anno de L’Aquila della caccia.

La Federcaccia chiede nuove date per la caccia in Abruzzo

La Federcaccia si è rivolta al governatore Luciano D’Alfonso e all’assessore Dino Pepe per chiedere un nuovo calendario venatorio.

Numerosi fronti aperti per la caccia in Abruzzo
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L’associazione mette a disposizione i propri tecnici perché il testo sia elaborato coerentemente con le esperienze nazionali.

In alternativa, la Fidc richiede modifiche consistenti al calendario in vigore. La Federcaccia chiede di spostare la chiusura della caccia a beccacce, cesene, tordi bottacci e tordi sasselli al 20 o al 30 gennaio. L’associazione ha ricordato il parziale accoglimento del ricorso contro il calendario da parte del Consiglio di Stato. La caccia alla beccaccia si chiude a fine 2016, per le altre specie si può continuare a sparare fino al 10 gennaio 2017.

Qualora la Regione decida di non procedere, Fidc considererà il silenzio della Regione come la dichiarazione di una “precisa scelta politica in danno” ai cacciatori.

I timori delle associazioni professionali agricole

Nel frattempo Dino Pepe ha ricevuto una delegazione in rappresentanza di Confagricoltura e Cia. All’incontro hanno partecipato anche i consiglieri regionali Lorenzo Berardinetti (Regione Facile) e Gianluca Ranieri (M5S). Gli agricoltori chiedono il rimborso dei danni subiti a causa dei cinghiali a partire dal 2010.

In Abruzzo le popolazioni di cinghiali risultano nettamente superiori a quanto il territorio può sopportare. E finora il controllo e la caccia non hanno dato i risultati attesi.

La Regione sta considerando se far ricadere il rimborso dei danni all’interno dei benefici previsti dal regime de minimis.

E nel frattempo la Copagri (Confederazione Produttori Agricoli) torna ad alzare la voce. Il presidente regionale Camillo D’Amico si associa alla protesta contro i ritardi nella rifusione dei danni da selvaggina. Copagri si dice inoltre preoccupata per le lungaggini sulle modifiche dell’attuale regolamento per il contenimento dei selvatici.