Armi Magazine n. 3 marzo 2019

Legittima difesa, ultima chiamata

La ripresa dei lavori parlamentari non ha significato, con rammarico della Lega, il via libera alla riforma dell’istituto. C’è stato – al contrario – un indesiderato stop causato da un errore “tecnico” che costringe la riforma a un ritorno al Senato per una terza lettura. Facciamo un passo indietro per comprendere. Nel provvedimento era compresa una parte che va a modificare le conseguenze civilistiche per colui che si è difeso ed è stato indagato o processato. Si prevedeva, a tale proposito, la indispensabile copertura economica che, negli intenti del legislatore, servirebbe a rimborsare le spese legali sostenute dal soggetto prosciolto o risultato innocente. Ci si è accorti che tale voce di spesa era relativa all’anno 2018, fatto ovviamente anomalo posto che il 2018 è finito senza che la riforma fosse approvata. Inevitabile la modifica, che prevede il medesimo stanziamento per gli anni 2019 e seguenti. Questo comporta il ritorno al Palazzo Madama per correggere l’errore, ottemperando alle formalità poste dal parere della commissione Bilancio. C’è chi vede in tutto questo una buona occasione per il Movimento 5 Stelle per andare a ridiscutere taluni emendamenti, che non erano mai piaciuti ad alcuni componenti ma che non erano comunque passati – o erano stati ritirati – durante le precedenti letture, al termine delle quali la riforma aveva avuto luce verde dal Senato il 24 ottobre scorso. Voci autorevoli di entrambi i partiti, come risulta dai comunicati agli organi di stampa i primi giorni di febbraio, assicurano che tale rilettura, calendarizzata verso la metà del mese, sarà “blindata” e non ci saranno spazi per ripensamenti, dovendosi correggere il mero errore tecnico. Dita incrociate soprattutto per la Lega e per il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che avevano contato su una rapida approvazione, mentre ora devono fare i conti con un altro ritardo. Stiamo a vedere cosa succederà e scordiamoci la riforma prima della prossima primavera. Comunque vada, a breve abbiamo riservato ai nostri lettori l’opportunità di un aggiornamento ponderoso, sotto forma di una pubblicazione “speciale” su tutto quanto riguarda la legittima difesa e il vivere sicuri, con ampi richiami ai temi attuali che tutti dobbiamo conoscere. Tornando alla riforma, è opportuno considerare il giudizio di chi la dovrà applicare: per la magistratura, questa è vista come fumo negli occhi. Mi riferisco all’audizione avanti la commissione Giustizia della Camera del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), che raccoglie – secondo quanto scrivono sul loro sito internet – ben il 90% dei giudici. Una voce non solo autorevole, ma ampiamente maggioritaria, diremmo quasi plebiscitaria. Una riforma inutile, questo il succo del lungo intervento, perché l’attuale assetto normativo già conterrebbe tutte le garanzie per chi si è difeso e non ne servono altre. Una riforma fuorviante, aggiunge l’Anm, che rappresenta prospettive che potrebbero trarre in inganno circa gli atteggiamenti difensivi, facendo commettere errate valutazioni sulla esistenza della scriminante. Gran parte dell’intervento, però, è volto a chiarire come i magistrati continueranno (come accade ora) a indagare chi si è difeso, per accertare in concreto come si sono svolti i fatti, non potendo certo fare affidamento sulle tesi dei soggetti aggrediti. Prerogative di indagini che dovranno coinvolgere (anche) gli aspetti che la riforma vuole testé introdurre, come lo “stato di grave turbamento”. Affermazioni poco rassicuranti, per usare un eufemismo; temperate dalla considerazione, fatta dall’alto magistrato, che fare indagini non significa processare, e che spesso si perverrà alla archiviazione, proprio come accade oggi. Indagini e perizie che tuttavia hanno costi e tempi elevati, e costituiscono un fattore di stress che molti non sopportano, in aggiunta alla gogna mediatica che ha rovinato molte vite, non solo economicamente. Mettetevi il cuore in pace: riforma o non riforma, continueranno a indagarvi! Tutto questo, in fondo, già si sapeva; il pensiero era stato palesato in alcune sentenze, non dovevamo attendere il 10 gennaio 2019 per averne conferma. Una sola considerazione che, fatta come cittadino, mi appare allucinante: in tutto il suo lungo intervento, con il faro del diritto severamente puntato verso chi si difende, il presidente dell’Anm non ha riservato una sola parola verso chi commette rapine e violenze.

Fabio Ferrari