Cannabis e porto d’armi: la sentenza del Tar

Cannabis e porto d’armi: pistola con foglia cannabinoidi
© Jiri Hera / shutterstock

Il Tar della Campania ha accolto il ricorso d’un tiratore sportivo cui la questura aveva respinto la richiesta di rinnovo del porto d’armi per un vecchio episodio di detenzione di cannabis.

Non può essere sufficiente un unico episodio critico in un contesto del tutto particolare, la detenzione di «una porzione singola di cannabis» durante un concerto a Gallipoli peraltro di molti anni fa, per legittimare automaticamente la revoca del porto d’armi. Lo ha stabilito il Tar della Campania (sentenza 3869/2023) accogliendo il ricorso d’un tiratore sportivo contro la decisione della questura di Caserta che nel 2019 gli aveva negato il rinnovo della licenza.

Se le vicende contestate sono vecchie, tanto più se prive di rilievo penale, non si può infatti fare a meno di un’istruttoria «congrua e adeguata» che dimostri come mai «tenendo conto anche del percorso di vita successivo» il titolare di porto d’armi debba esser ritenuto «pericoloso o capace d’abusi»; e non era questo il caso, visto che ci si riferisce a una persona «esente, tranne che per quell’episodio, da ammende d’ogni tipo». D’altra parte già nell’immediatezza dei fatti la prefettura di Caserta aveva ritenuto che non ci sarebbe stato pericolo d’una replica in futuro.

Pertanto la decisione della questura si basa su una motivazione non idonea; in assenza di contestualizzazione, un unico episodio non può infatti essere sufficiente a far trarre erroneamente «una massima assoluta» come quella d’inaffidabilità nell’uso delle armi.

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