Gore-Tex, Kevlar, Cordura sono solo alcuni dei tanti nomi commerciali di tessuti che hanno condizionato il nostro modo di vestire. E di sparare. Realizzati nel corso del XX secolo grazie ai progressi della chimica, sono oggi alleati indispensabili in tutte le attività – caccia e tiro su tutte – in cui la tecnologia può dare una mano

Cinque materiali che hanno cambiato il nostro modo di vestireCi sono settori in cui le innovazioni tecnologiche sono frequenti, si susseguono in maniera quasi febbrile, condizionando il mercato e le abitudini degli appassionati. Altri ormai “maturi”, più statici, meno soggetti alle evoluzioni imposte dal progresso delle scienze. Tra questi ultimi possiamo annoverare la meccanica applicata al mondo delle armi; non è un segreto che alla base del disegno delle pistole semiautomatiche e delle carabine a ripetizione manuale ci siano idee sviluppate ormai oltre un secolo fa (la chiusura geometrica di Browning per le pistole data ufficialmente al 1911, nel caso dei bolt action continua ad essere apprezzato lo schema Mauser, del 1898). Tra i primi, invece, annoveriamo i settori dell’ottica e dell’abbigliamento. In particolare, nell’abbigliamento gli ultimi 20 anni hanno visto l’applicazione su scala industriale di innovazioni (prevalentemente chimiche) che a lungo furono impiegati in altri campi.

 

Tutto inizia con la gomma. Materiale di origine naturale (ottenuto coagulando il lattice ricavato da piante tropicali) o sintetica (prodotto a partire da semplici idrocarburi generando tramite polimerizzazione lattici artificiali successivamente coagulati), trova applicazione pratica nella prima metà del XIX secolo grazie a Charles Goodyear che, sviluppando il processo di vulcanizzazione, ottiene un materiale elastico molto performante. Più tardi, nel 1935, Vitale Bramati e Leopoldo Pirelli svilupparono la prima suola di gomma vulcanizzata col disegno della tassellatura detto “a carrarmato” e marchiata Vibram dalle iniziali dell’inventore; questa suola consentiva ottime prestazioni in termini di resistenza all’abrasione, alla trazione e di aderenza e fornì un importante impulso alle ascese alpinistiche. Da allora, la gomma vulcanizzata (spesso proprio Vibram) ha garantito performance un tempo impensabili.

Cinque materiali che hanno cambiato il nostro modo di vestireAnni Ottanta, comincia l’epoca dei tessuti tecnici. Il 27 aprile 1976 Wilbert e Robert Gore brevettano una membrana sintetica dalle alte capacità impermeabili e traspiranti, costituito da politetrafluoroetilene microporoso. Lo chiamano Gore-Tex. Il tessuto vero e proprio è costituito da dieci membrane di Gore-Tex ciascuna delle quali presenta circa 9 miliardi di microscopici fori per pollice quadrato. Ciascun foro è circa 20.000 volte più piccolo di una goccia d’acqua, che quindi non lascia passare, rendendo il tessuto impermeabile, ma permette il passaggio del vapore acqueo prodotto dalla sudorazione umana, rendendo il tessuto traspirante. Notevole anche la resistenza al vento, che impedisce la dispersione del calore corporeo in condizioni di clima avverso. Impermeabilità, traspirabilità (intesa come dispersione del sudore), conservazione del calore corporeo e di un microclima confortevole sono caratteristiche che hanno rivoluzionato il concetto di abbigliamento tecnico. A Gore-Tex si sono affiancati numerosi altri prodotti (PolarTec, Sympatex, Primaloft, E-Vent, Dermizax per citarne alcuni) che, con altri nomi, mirano a fornire le stesse prestazioni.

Risale agli anni Cinquanta invece lo sviluppo del polipropilene (o polipropene, abbreviato in PP), un polimero termoplastico ideato da Karl Ziegler e Giulio Natta (successivamente premi Nobel per la chimica proprio grazie alle loro scoperte nel campo della tecnologia dei polimeri). Caratteristica del prodotto sono bassissimo peso specifico, permeabilità al vapore, ottima resistenza agli agenti chimici, impermeabilità. Caratteristiche che ne esaltano le proprietà isolanti termiche e ne hanno facilitato l’impiego nella realizzazione di capi tecnici che garantiscono prestazioni apprezzabili soprattutto in termini di calore e traspirazione.
Grazie alle particolari caratteristiche del tessuto, questi prodotti sono assimilabili alla lana in termini di capacità di trattenere il calore del corpo risultando, però, molto morbidi e leggeri (il peso specifico del polipropilene è di 10 volte inferiore) oltre ad essere confortevoli e traspiranti. Sono quindi perfetti per attività sportive outdoor e ottimali per le attività di montagna. Oggi il polipropilene è estensivamente impiegato nella realizzazione di maglie, felpe, guanti e capi che vengono indossati a diretto contatto con la pelle.

La produzione dei capi più tecnologici ha successivamente imposto di aggiungere qualcosa in termini di protezione, specie nelle attività in cui le sollecitazioni meccaniche siano particolarmente forti. Per questo è stata sviluppata la Cordura, un filo di nylon in poliammide al 100% prodotto rifilando e tessendo fibre poliammidiche tagliate. Resistente all’abrasione e allo strappo, è accompagnata da sigle numeriche (180, 300, 500, 800 e così via) che ne indicano il livello di peso per metro lineare. I tipi 180 e 300 sono genericamente impiegati nell’abbigliamento, mentre il 500 e l’800 per le calzature. Il suo sviluppo lo si deve al colosso chimico Du Pont, che lo brevettò nel 1929. La Cordura ha il pregio di poter essere mescolato ad altre fibre (il cotone, solo per fare un esempio); dal 1977, quando fu scoperto il processo per la sua colorazione, se ne sono estese le possibilità d’impiego.

Quando il gioco si fa duro e la necessità di protezione sale, è invece opportuno fare affidamento al kevlar, una fibra sintetica aramidica inventata nel 1965 da Stephanie Kwolek, una ricercatrice di DuPont, mentre cercava una fibra resistente ed elastica alternativa alla gomma. La sua caratteristica principale è la grande resistenza meccanica alla trazione, tanto che a parità di peso è 5 volte più resistente dell’acciaio.

Il kevlar possiede anche una grande resistenza al calore e alla fiamma. Per le sue caratteristiche viene utilizzato come fibra di rinforzo per la costruzione di giubbotti antiproiettile, di attrezzature per sport estremi e per componenti usati in aeroplani, imbarcazioni e vetture da competizione. In campo venatorio, molto utile è il suo impiego nelle protezioni per cani e cacciatori nella caccia al cinghiale. Vanta inoltre buone caratteristiche come isolante. Per contro, ha scarsa resistenza ai raggi UV e perde la sua tenacità se viene sottoposto a piegamenti ripetuti (resiste molto bene alla trazione ma non altrettanto ai piegamenti).