Diamondback DB380 cal. .380 Acp, la DB “en rose”

Diamondback DB380 1

La statunitense Diamondback Db380, tra i sei colori in cui è proposta, è disponibile anche con fusto in rosa, dedicato al pubblico femminile. La piccola americana arriva in Italia grazie all’importatore piemontese Prima Armi, insieme con le tonalità celeste, nera, fde, nickel boron e duo tone.

Primo contatto

La Db380 è davvero piccola: per rendere l’idea, il mio dito indice esteso della mano che la impugna oltrepassa la volata. Se a ciò aggiungiamo un peso di soli 250 grammi, si comprende facilmente che la piccola americana è destinata a essere portata ogni giorno, magari nella… borsetta.

Alla luce del porto prolungato e nascosto, la Db380 non ha spigoli vivi né superfici eccessivamente ruvide che possano, alla lunga, rovinare gli abiti di chi la utilizza. La mancanza di asperità è evidenziata dall’assenza di una sicura manuale e della leva dell’hold open.

La statunitense è la classica pistola con fusto in polimero rinforzato con vetro, e carrello in acciaio 4140 che ha una finitura opaca e antiriflesso ottenuta impiegando un procedimento simile al Tenifer di Glock. Nota interessante: la confezione comprende anche una coppia di piccoli gusci in plastica e un lucchetto che blindano il grilletto, impedendo l’utilizzo della pistola ai non autorizzati.

Impugnatura riuscita

Nonostante le dimensioni molto contenute, l’impugnatura offre un appoggio dignitoso anche a mani di medie dimensioni grazie alla protesi applicata al caricatore: chi ha le mani più grandi non appoggerà anche il mignolo, ma molti tiratori riusciranno a farlo, avendo così una presa ben salda dell’arma.

La conformazione del dorso dell’impugnatura aiuta poi la Db 380 a riempire bene la mano del tiratore. Abbiamo poi una texture sull’impugnatura che è una riuscita via di mezzo: offre un buon grip, ma allo stesso tempo non maltratta il tessuto degli abiti contro cui immancabilmente dovrà strofinarsi e non s’impiglia nei fili della trama.

Inoltre, la parte anteriore del ponticello presenta alcune piccole righe orizzontali nel caso in cui la presa includa il posizionamento del dito indice della mano debole. A proposito del ponticello, c’è ampio spazio per il dito: in questo modo si trova subito il grilletto e non si deve andare a cercare la giusta posizione: l’obiettivo è, come sempre, limare ogni decimo possibile all’azione “estrai e spara”.

Tap, rack, bang difficile

Altra nota positiva, non sempre presente su questa tipologia di pistole, è l’elsa che permette di stringere meglio la pistola e protegge la mano dal carrello quando arretra violentemente. Alcuni storceranno il naso per la forma del fondello del caricatore che però aumenta la superficie d’appoggio dell’impugnatura: rende infatti difficoltosa l’operazione tap, rack, bang, la procedura di emergenza che serve a correggere un malfunzionamento di un’arma da fuoco dando un colpo alla base del caricatore, arretrando il carrello per espellere la munizione e quindi sparare.

Sistema Colt-Browning modificato

La Db380 funziona con chiusura geometrica a corto rinculo di canna con sistema Colt-Browing modificato in cui la canna è dotata di due gradi di libertà.

Dopo lo sparo, la canna arretra insieme al carrello per un breve tratto (lungo circa la metà del bossolo), dopodiché si abbassa e si blocca: a vincolare canna e carrello non sono i due classici semicerchi come nelle Government (sistema Colt-Browning) ma è il blocco prismatico ricavato nella parte superiore della culatta che va a impegnare la finestra d’espulsione.

Lo svincolo della canna avviene grazie all’interazione tra la camma ricavata nella sua parte inferiore e un piano inclinato nel fusto: ciò permette alla canna stessa di svincolarsi basculando verso il basso, e al carrello di proseguire il proprio moto retrogrado che provvederà all’espulsione del bossolo spento, e alla successiva cameratura della nuova cartuccia.

Nata per il tiro istintivo

Gli organi di mira della piccola Diamondback, come sulla maggior parte delle vere pistole tascabili, non sono eccezionali (sono armi con cui prevale il tiro istintivo), ma migliori di tanti delle concorrenza.

Sia il mirino sia la tacca sono neri, con il primo saldamente avvitato al carrello e la seconda inserita a coda di rondine e regolabile in deriva. Due punti bianchi sono ai lati della tacca di mira, mentre il mirino ha un grande quadrato bianco. A ogni modo, la differenza di dimensioni tra i punti e il quadrato aiuta nel tiro mirato.

La prova a fuoco della Diamondback Db380

Siamo andati all’Oklahoma Camp di Uboldo a provare la Db380, portando due tipi di munizioni Fiocchi: le Classic Line con palla Fmj da 95 grani e le veloci Black Mamba con palla tronco-conica da 85 grani.

Le dimensioni della pistola non facilitano il primissimo approccio: bisogna prenderci la mano perché è talmente piccola che a chi ha mani grandi sembra di non aver spazio d’azione. Dopo qualche esercizio in bianco, si cominciano però ad apprezzare gli intagli di presa posteriori (gli anteriori, così vicini alla volata, sono da evitare nei momenti di stress): consentono di afferrare bene il carrello per arretrarlo.

Anche sull’impugnatura siamo riusciti ad appoggiare il mignolo della mano forte, mentre il caricatore si carica facilmente con le piccole 9 Corto ed entra dolcemente nel suo vano. Tutto bene, insomma.

Allo sparo la Diamondback Db380 ha dimostrato di avere quasi due anime: docile con le Fmj da 95 grani, più nervosa con le 85 grani, che però gli esperti consigliano nell’ottica della difesa personale. A ogni modo, la pistola è sempre controllabile grazie alla relativa mitezza del .380 Auto.

Anche il grilletto ci è piaciuto, anche se la sua corsa è davvero lunga: tanto che al momento dello sgancio, si finisce per poggiarvi la parte del dito più vicina alla mano, rischiando strappi ed errori. Anche qui, c’è solo un modo per evitarlo: allenarsi con costanza.

Trovate la prova completa della Diamondback Db380 nel fascicolo di aprile di Armi Magazine, in edicola.