Legittima difesa, la discussione sulla legge dopo la condanna di Mario Roggero

Legittima difesa, la discussione sulla legge dopo la condanna di Roggero

Intervistando il procuratore di Asti e raccontando il dibattito interno alla maggioranza di governo Corriere della sera e La Stampa danno conto della discussione sulla legittima difesa.

«Siamo al di là persino del caso border line, perché una reazione che avviene dopo il fatto, e fuori dal negozio, non può essere legittima difesa». Intervistato da Massimiliano Nerozzi per il Corriere della sera Biagio Mazzeo, procuratore di Asti, spiega come mai l’ufficio di cui è a capo abbia chiesto la condanna di Mario Roggero e come mai la Corte d’assise l’abbia condannato a 17 anni per il duplice omicidio di due rapinatori e il tentato omicidio d’un terzo; poi indica alla politica come eventualmente possa intervenire se non è convinta che la normativa sia adeguata: nel codice penale si possono infatti inserire «cause di giustificazione, attenuanti, che al momento non sono previste».

Della discussione in corso della maggioranza dà conto un altro quotidiano, La Stampa, che nell’articolo di Federico Capurso racconta il dibattito interno alla Lega, il partito che negli ultimi anni della legittima difesa ha fatto una delle proprie bandiere (fu la maggioranza a sostegno del primo governo Conte, quello gialloverde, a modificare la normativa aumentando, almeno teoricamente, le cause d’esclusione della punibilità): Matteo Salvini ha telefonato a Roggero promettendogli di restare in contatto; il vicesegretario Andrea Crippa, che interpreta le posizioni dell’ala più dura, ritiene che per rafforzare il principio della legittima difesa sulla legge si possa intervenire. Prende tempo però Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, che ritiene inopportuno agire sulla base della reazione emotiva a un fatto di cronaca; da quanto filtra è la posizione anche degli altri due principali partiti di maggioranza, Forza Italia e soprattutto Fratelli d’Italia.

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