Moderatori di suono o silenziatori?

moderatori di suono
https://americansuppressorassociation.com

Sgombriamo il campo da ogni equivoco. I moderatori di suono non sono il diavolo. Anzi, permettono di svolgere attività a elevato impatto acustico, come la caccia e il tiro sportivo, arrecando un disturbo minore alla comunità. Ma in Italia, purtroppo, la discussione sulla loro utilità è viziata in partenza dall’associazione mentale con bracconaggio e altre pratiche illecite.

I moderatori di suono, sinonimo molto più preciso per definire quegli oggetti che vengono impropriamente definiti silenziatori, non sono “parti essenziali di un’arma ma un accessorio inquadrabile – in senso lato – nel materiale di armamento”. Così la circolare del ministero dell’Interno del 14 gennaio 1996. La loro vendita, possesso e uso sono vietati in Italia ma lo stesso non accade nel resto del mondo. Anzi. Della questione abbiamo già scritto in un post dello scorso febbraio, pubblicato qui. Torniamo sull’argomento perché continua a destare interesse e suscitare polemiche.

Via dalle facili suggestioni

Cominciamo dal nome. La parola “silenziatore”, per quanto in uso e affascinante per le potenzialità che sottintende, è quanto mai fuorviante e, probabilmente, è la maggior responsabile della cattiva fama che questi strumenti hanno nell’opinione pubblica. Il loro impiego, infatti, non è in grado di “silenziare” un’arma, come appare per esigenze di copione in molti film e telefilm non solo hollywoodiani, ma di ridurre la consistenza di una delle tre componenti critiche che determinano la detonazione, nello specifico il suono prodotto dall’espansione dei gas alla volata. Niente può sulla rumorosità meccanica dell’arma e sull’onda balistica prodotta da un proiettile che superi la velocità del suono.ù

In sostanza, la riduzione effettiva del picco della rumorosità è di 20-35 decibel, un valore che porta a circa 110 dB un piccolo calibro e a circa 130 dB i calibri più prestanti. Tanto per rapportare i dati alla realtà, 110 dB corrispondono al rumore di un martello pneumatico e 130 dB al rumore prodotto da un aereo in fase di decollo (i dati sono del National Institute for Occupational Safety and Health). Ben lontano, quindi, dal “silenzio” ma in grado di riportare la detonazione a un livello inferiore alla soglia del dolore per il timpano. Di più, questo range permette di ricondurre il rumore dello sparo entro un margine non più immediatamente dannoso per l’udito umano che, dice la medicina, può essere compromesso da un’esposizione prolungata a suoni sopra gli 85 dB; un’esposizione di oltre un minuto a suoni di 110 dB può causare danni permanenti così come l’esposizione anche temporanea a picchi superiori ai 140 dB.

L’effetto dei più moderni moderatori di suono può quindi essere paragonato a quello dei più moderni dispositivi di isolamento acustico (cuffie o tappi). Non è un caso che negli Stati Uniti, dove i moderatori sono legali in 42 Stati, vengano definiti il miglior sistema di protezione acustica del XXI secolo. A questo si può aggiungere qualcosa utilizzando proiettili subsonici (che viaggiano cioè a velocità inferiore a 331 m/s a 0 °C o a 345 m/s a 20° C), però con significative limitazioni in termini di energia cinetica e lesività. Nel caso del .308 Winchester, calibro molto popolare tra cacciatori e tiratori sportivi, contenere la velocità del proiettile a livello subsonico – considerando quella media del calibro di circa 900 m/s – produce una riduzione di circa il 90% della sua energia cinetica alla volata. Un problema relativo in poligono, un limite significativo se il bersaglio è animato.

Sdoganiamone l’uso

Si diceva dell’America del nord. In Canada, i “sound suppressor” sono proibiti, mentre negli Stati Uniti esiste una regolamentazione che ne permette l’acquisto, la detenzione e l’uso. La procedura prevede l’effettuazione del background check dell’acquirente e il rilascio di una licenza il cui costo è di 200 dollari. La legge federale prevede comunque una pena minima di 30 anni di reclusione per tutti i crimini commessi con armi silenziate. California, Delaware, Hawaii, Illinois, Massachusetts, New Jersey, New York, Rhode Island e District of Columbia sono gli unici stati che vietano il possesso dei suppressor, mentre Connecticut e Vermont ne vietano l’uso a caccia.

Europa, un oggetto, quattro approcci

Molto più articolata la situazione europea. Vi si registrano legislazioni che consentono il libero acquisto e impiego dei moderatori (Norvegia e Francia, ma i questo caso limitatamente al calibro .22), altre che ne consentono l’acquisto ma non l’uso (Polonia, Russia), alcune che ne regolamentano la detenzione e ne consentono l’uso (Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Germania ma non in tutti i Land) e altre ancora in cui i moderatori sono vietati (Italia, Repubblica Ceca). Al di là delle facili e superficiali polemiche che i moderatori suscitano, ci piace segnalare che numerosi sono i motivi che ne dovrebbero sdoganare l’uso.

In ambito venatorio, dove consentiti, permettono di minimizzare l’impatto acustico della caccia in contesti densamente popolati. Il secondo, più sostanziale, è riferito al minor disturbo che viene recato dall’attività venatoria agli animali, che vengono a subire uno stress minore per la presenza dell’uomo nel loro ambiente naturale; va notato che un prelievo effettuato in maniera più discreta favorisce il completamento dei piani d’abbattimento, la cui aleatorietà è un elemento critico della gestione. Un terzo elemento – peraltro ininfluente sulla balistica venatoria che deve limitarsi a tiri a distanze etiche – è un sostanziale incremento della precisione dell’arma. In ambito più ampio, estendendo l’analisi anche al tiro sportivo, i moderatori di suono hanno effetti sulla protezione dell’udito del tiratore e riducono l’inquinamento acustico inevitabilmente causato dai vari poligoni di tiro. Insomma, tutti i difetti dei moderatori sono legati a un loro uso improprio, che nessuna legge potrà mai limitare.