Geco Hexagon .45 Acp, un gioiello calibro 45

Le Geco Hexagon, importate da Ruag Ammotec Italia, sono cartucce premium studiate per fornire elevata precisione e ridurre al minimo le emissioni nocive. Le abbiamo provate nel calibro .45 Acp, tra i più diffusi nei poligoni italiani.

Quando nacque, la serie rosso-nera di munizioni Geco aveva – e ha tuttora – il compito di offrire un’alternativa economica ai prodotti a marchio Rws della stessa Ruag, senza sacrificare eccessivamente la qualità produttiva e le prestazioni.

Essendo riuscita a incontrare il favore degli appassionati, nel tempo la gamma si è fortemente espansa, andando pure a sconfinare – con le versioni Hexagon – nella fascia di mercato superiore.

Per il costo sostenuto (ma, come vedremo, giustificato dalle finiture e dalle prestazioni), per la tipologia a punta a cava della sua bellissima palla, alla quale i frequentatori dei poligoni italiani non sono più abituati, e a nostro avviso soprattutto per la poco comprensibile mancanza di un caricamento in calibro 9×21 Imi, la conoscenza e la diffusione nel nostro Paese delle Hexagon pare essere rimasta alquanto scarsa.

Ciò, considerate le loro caratteristiche, è un peccato, e ci auguriamo che la nostra prova consenta ai lettori di apprezzare le non poche qualità – unite a qualche aspetto indubbiamente migliorabile – di queste munizioni tedesche.

La Hexagon .45 Acp

Presentata nel 2017, fa uso di una palla da 200 grani – appena meno di 13 grammi, ma forse dovremmo dire 65 carati, come se descrivessimo un gioiello – in conformazione Jrnhp (jacketed roundnose hollowpoint, blindata a punta arrotondata e cava; in via del tutto eccezionale Ruag usa solo l’appellativo Hexagon, per sottolineare l’originalità delle forme). La sagomatura dei “petali”, o se preferite dei sei intagli che li formano, è inconsueta e caratteristica, e da essa deriva l’appellativo “esagonale”.

In questo caso la punta cava e pre-incisa non è finalizzata all’espansione e quindi all’aumento dell’efficacia terminale per usi di difesa personale, ma al miglioramento della precisione di tiro.

Tale configurazione, infatti, si è rivelata particolarmente propensa a “stringere” le rosate: ne abbiamo discusso più ampiamente nel recente articolo Hap…però che precisione!, pubblicato su Armi Magazine di maggio 2020. È opportuno ricordare che attualmente, per motivi che appaiono ben poco condivisibili, l’uso delle palle espansive nella difesa personale è vietato nel nostro Paese, ma nulla impedisce di utilizzarle per altri impieghi, quali la caccia (praticabile in Italia solo con le armi lunghe) e – per l’appunto – il tiro a segno.

Vale la pena di aggiungere che la fabbrica di Fürth precisa che i succitati intagli hanno la specifica funzione di favorire la stabilizzazione della palla in volo, esercitando un effetto simile a quello delle fossette praticate sulle palline da golf.

Azzeccata pure la scelta della massa del proiettile, capace di ridurre la sensazione di rinculo rispetto alla classica roundnose da 230 grani, e al contempo sufficientemente pesante (e quindi, lunga) da offrire una buona area di guida sulle rigature, tendenzialmente superiore a quella offerta dalle versioni da 185 grani.

Ma conformazione e peso corretti non bastano a garantire al proiettile un’elevata precisione sul bersaglio: occorre pure il concorso di altri fattori, tra cui un diametro sufficientemente ampio da “prendere” bene la rigatura della canna, e un valido standard produttivo. Una palla malamente finita o ammaccata nella fasi di lavorazione, incostante di peso, o squilibrata sul suo asso longitudinale per spessore disomogeneo della camiciatura o peggio per vuoti interni del nucleo di piombo, oppure tra il nucleo e la camicia, ben difficilmente potrà dare risultati soddisfacenti.

Non è certo questo il caso della munizione in esame e del suo curatissimo proiettile! Purtroppo, al momento in cui scriviamo, la Ruag non mette a disposizione dei ricaricatori le palle Hexagon cal. 45, offrendole esclusivamente nei calibri 9 mm (peso 124 grani) e .38/.357 (peso 180 grani), in confezioni da 200 e 1.500 esemplari.

Come onestamente dichiarato dal produttore (non tutti sono così “trasparenti”!), segnaliamo che le prestazioni dichiarate per le Hexagon vengono ottenute in canne manometriche da 150 millimetri, che per nostra esperienza producono velocità – e di conseguenza energie cinetiche e fattori di potenza – ben superiori a quelle ottenibili con armi reali dotate di canne da 127 mm, cioè i cinque pollici tradizionali per le pistole camerate per il .45 Acp; non stupitevi, pertanto, del fatto che le nostre misurazioni siano risultate assai meno eclatanti.

Prova a fuoco

Per misurare le velocità dei proiettili siamo ricorsi, come al solito, al fido cronografo Competition Electronics ProChrono Digital, posto a 2,5 metri dalla volata dell’arma. La canna da 5” della Sti Rangemaster II Lux ha prodotto una media su dieci colpi di 233,2 metri (765 piedi) al secondo, a fronte dei 261 nominali.

A tale velocità corrispondono l’energia cinetica di 36 chilogrammetri (per la precisione, 35,96) e il fattore di potenza 153,17. Quest’ultimo è inferiore a quello Ipsc Major di 170, fissato per le gare di tiro dinamico. Per essere una .45 Acp, la Hexagon produce – proprio come era lecito aspettarsi – rinculo e rilevamento non leggerissimi, ma certamente inferiori alla media e facilmente controllabili, anche senza ricorrere alla presa dell’impugnatura a due mani.

Nonostante l’Oal ridotta, la speciale conformazione della palla, e l’impulso di rinculo relativamente (e volutamente, trattandosi di un caricamento da tiro a segno) modesto, nel corso della prova non abbiamo riscontrato esitazioni o inceppamenti di alcun genere con la nostra Sti. Un unico aspetto ci ha sorpresi negativamente, quello della costanza velocitaria: se il valore di deviazione standard (Sd) su dieci colpi è alto – 9,27 metri al secondo – ma ancora accettabile, risulta davvero eccessivo lo scarto massimo di 32,6 m/s tra lo sparo più veloce (251,5 m/s) e quello più lento (218,8 m/s). In tutta onestà, e a costo di apparire presuntuosi, ancora prima del cronografo è stato il nostro braccio – allenato e sensibile, anche perché siamo abituati sin dal lontano 1974 a impiegare le armi corte impugnandole con una mano sola – a rilevare le differenti reazioni di sparo intercorrenti tra i singoli colpi di Hexagon.

Così pure, è risultata assai variabile la forza di espulsione dei bossoli. Ciò non significa che questa sia una munizione scadente, tutt’altro: i risultati sul bersaglio sono più che buoni e in questo caso è ciò che conta maggiormente, ma non è nostra abitudine tacere o minimizzare gli aspetti meno favorevoli dei materiali in prova. Al momento del test, la temperatura ambientale era di 24 °C; nelle nostre prove indichiamo sempre questo dato, poiché può influenzare i risultati anche in misura significativa.

Di regola a temperature più alte corrispondono aumenti pressori e velocitari, soprattutto con propellenti di non recente formulazione. Dopo la prova a fuoco abbiamo riscontrato sul banco di tiro, sul cronografo e nell’arma l’assenza di residui incombusti; i bossoli di risulta sono apparsi molto puliti sia esternamente, senza tracce di affumicature, sia internamente.

Osservazioni conclusive

Nel panorama piatto e allineato (con l’eccezione, più che altro, di alcune versioni sviluppate per la difesa personale) delle munizioni .45 Acp, questa docile e accattivante proposta match grade della Geco si eleva ampiamente sulla media grazie all’inusuale e inconfondibile preziosità di linee e finiture della palla Hexagon.

Appaiono meno convincenti, invece, anche in considerazione del prezzo sostenuto, alcune lavorazioni dei bossoli, e soprattutto la costanza velocitaria della munizione, ampiamente perfettibile.

Però, a parte il fatto che questa anomalia potrebbe anche risultare confinata allo specifico lotto da noi provato, occorre sempre tenere presente un arguto motto britannico, quello che statuisce che la vera prova della qualità di un budino consiste nel mangiarlo.

Tale verifica si concretizza, nel caso di una cartuccia finalizzata al tiro di precisione, nei risultati sul bersaglio, e questi – è giusto sottolinearlo – sono stati soddisfacenti, anche se riteniamo ancora superiori le nostre docilissime ricariche “sartoriali” allestite con palla cast da 200 grani del tradizionale profilo semi-wadcutter Hensley & Gibbs #68.

Come mostra la foto di apertura del nostro articolo, con le Hexagon è facile piazzare i colpi – alla distanza di 12 metri – nel “10” del bersaglio di Pistola Standard, che ha un diametro di 50 millimetri; e pure a 25 metri, se pistola e tiratore fanno bene la loro parte, è possibile ottenere risultati di rilievo.

Grazie alle contenute reazioni di sparo e all’ampia superficie di testa della palla, la Hexagon potrà dare buone soddisfazioni non solo nel tiro di precisione vero e proprio, ma pure nelle avvincenti gare di Pin Bowling, organizzate da varie sezioni del Tiro a segno nazionale.

Aggiungiamo, infine, un pregio tutt’altro che secondario (anche se spesso sottovalutato) per una munizione destinata all’impiego in luoghi chiusi, semi-chiusi e/o poco ventilati, come possono essere alcuni poligoni di tiro: la ridotta emissione di residui solidi e di vapori nocivi, ottenuta con una serie di accorgimenti (in primis assenza di piombo scoperto sui fianchi e sulla base della palla, e miscela d’innesco Sintox priva di metalli pesanti) che non possono non incidere sui costi di produzione.

La prova completa nel numero di gennaio 2021 di Armi Magazine.