Alla riscoperta del calibro 6,5 millimetri

Bossoli a confronto, da sinistra: 6,5x52 Mannlicher Carcano, .308 Winchester (7,62x51 mm) e 6,5x47 Lapua

Dalla sua parte un alto coefficiente balistico per una invidiabile radenza di tiro con buona resistenza al vento laterale. Questa la chiave del successo dell’affusolato proiettile in calibro 6,5 millimetri

Nell’ultimo cinquantennio più che d’invenzioni stiamo vivendo il periodo delle rivisitazioni o ibridazioni d’impianti balistici preesistenti, abbandonati, o agli arbori mal interpretati che spesso ritornano. È d’esempio il calibro 6,5 Creedmoor che ha visto solo recentemente la sua fortuna anche se la sua presentazione da parte della Hornady risale al 2007 su elaborazione dei tiratori Dave Emary e Dennis De Mille. Il bossolo del 6,5 Creedmoor (1.920”) è più corto rispetto quello del .260 Remington (2.028”) e del 6,5×55 Swedish (2.16”) per garantire l’adattabilità e la corretta alimentazione nelle carabine con azioni corte (short action). La spalla ribassata a 30° fornisce una capacità aggiuntiva alla capienza del bossolo insieme a uno stabile appoggio nella camera di cartuccia, mentre l’accentuata conicità del corpo aiuta a garantire un’alimentazione e un’estrazione fluida. I proiettili in calibro 6,5 millimetri sono noti per il loro rapporto ideale tra lunghezza e diametro che si traducono in un’alta densità sezionale e in un elevato coefficiente balistico. Tutto ciò si traduce in una traiettoria più piatta, una minore deriva del vento e più brevi tempi di volo. Tutti fattori da non sottovalutare per i tiratori sportivi.

 

.260 Remington e 6,5 Grendel

Dettaglio delle schede tecniche estratte dalle tabelle Cip per i calibri 6,5 Creedmoor, .308 Winchester e 6,5×47 Lapua

Il 6,5 Creedmoor è stato progettato per fornire agli utilizzatori un leggero vantaggio nelle prestazioni balistiche rispetto ai calibri .260 Remington, 6,5×55 Swedish e 6,5×47 mm Lapua (Michael Bussard, Ammo Encyclopedia, 6° edizione, Minneapolis, 2017, p. 399). Al .260 Remington si è già accennato. Si tratta in sostanza di una cartuccia introdotta dall’azienda statunitense (della quale porta il nome) nel 2017, anche conosciuto come 6,5-08 A-Square in considerazione della dibattuta querelle circa la sua paternità (Remington oppure A-Square Company Llc del sud Dakota). Questa wildcat americana, con derivazione dal bossolo del calibro .308 Winchester, utilizza proiettili .264” (quindi 6,5 mm). Non mancano altri casi di munizioni ancora attuali in calibro 6,5 mm, tuttavia la diretta comparazione con la cartuccia finlandese 6,5×47 Lapua trova le maggiori affinità proprio con le due cartucce a stelle e strisce appena menzionate dalla paternità Hornady e Remington. Non passa inosservato neppure il calibro 6,5 Grendel (introdotto nell’anno 2003) ancora una volta elaborato negli Stati Uniti da Bill Alexander ma questa volta basato sul bossolo del 7,62×39 mm Soviet.

 

Il 6,5×52 Mannlicher Carcano

Quella che è stata da taluni definita come la “6,5 mania” esplosa in tempi recenti, può trovare le sue origini anche in considerazioni già affrontate nel vecchio continente all’inizio del secolo scorso, con particolare riguardo alle scelte belliche intimamente legate alla storia nazionale. Parliamo del calibro 6,5×52 Mannlicher Carcano, caduto definitivamente in disuso in Italia almeno fino all’esaurimento delle scorte militari poi tramutatesi in armi e munizioni d’ordinanza per i corpi di pubblica sicurezza almeno fino agli anni ’70 del secolo scorso. Gli unici grandi limiti di tale calibro erano rinvenibili nelle caratteristiche tecniche del Moschetto ’91 nel quale venivano impiegate e nella geometria del proiettile. La forma cilindrica della palla originariamente concepita con profilo apicale ogivale (tipicamente una round nose come quelle ancora ampiamente utilizzate in ambito venatorio) si traduceva in una repentina perdita di velocità: nata già vecchia non poteva reggere il confronto con le palle spitzer appena introdotte tra le fila degli eserciti alleati e rivali. Si guardava con interesse al calibro .30 americano come al calibro 8 mm del Terzo Reich, tant’è che questa ammirazione giustificò la breve parentesi del calibro 7,35×51 mm Carcano. Reinterpretata, alla luce degli attuali progressi tecnici, anche l’italianissima cartuccia 6,5×52 Mannlicher Carcano avrebbe potuto farsi valere sul bersaglio. Nuove polveri, proiettili spitzer con base boat tail e carabine figlie del progresso armiero avrebbero potuto mettere in condizione di esprimere appieno le potenzialità offerte dal vecchio calibro del Regio Esercito. Quest’utopica comparativa resterà relegata a sogno nel cassetto. Al di là della sua definizione nominale, il Carcano sfruttava una palla appena più generosa: 6,8 mm (.268”) contro i 6,5 mm (.264”) delle cartucce attuali. Certo è che l’intuizione italiana, tanto criticata nelle trincee, sembra oggi ritrovare la sua ragion d’essere nella lettura dei vantaggi balistici accordati ai proiettili da 6,5 millimetri.